LA CURIOSITÀ
Gli inglesi arricchiscono le loro piante, prelevando parte del patrimonio genetico di quelle siciliane. L’obiettivo? Migliorare la qualità, aumentando le sostanze con spiccate proprietà anticancerogene
Cavoli nostri, meno male
Tranquilli, la Monsanto e gli altri colossi degli Ogm non c’entrano nulla. Eppure nei campi inglesi alcuni cavoli hanno una marcia in più grazie al miglioramento genetico. Targato Sicilia.
Tutto nasce da un monitoraggio delle specie endemiche siciliane, avviato dal dipartimento di Scienze botaniche dell’università di Palermo sin dal 1993, quando si è proceduto all’istituzione di una banca del germoplasma, cioè una banca dei semi. Il materiale genetico, prelevato nei luoghi d’origine, una volta classificato, viene congelato in azoto liquido e conservato per 30 anni, a disposizione di enti e istituzioni scientifiche. L’Orto botanico, prima istituzione italiana a dotarsi di una banca del seme, ha poi aderito al Ribes, la rete italiana per le banche del germoplasma. Il centro in cui conservare il prezioso materiale genetico delle piante siciliane a prescindere dal loro status, ma con un occhio più attento a quelle minacciate e rare, è curato dalla professoressa Anna Scialabba e ha sede all’Orto Botanico. Ma a che serve una banca del germoplasma?
“Serve a conservare il grande patrimonio della flora locale – spiega il preside della facoltà di Scienze e direttore dell’Orto botanico, Francesco Maria Raimondo – a educare il pubblico sull’importanza delle piante, a conservare le specie selvatiche e quelle di importanza economica”.
Ma quali possono essere gli impieghi immediati? La banca, che ha attivi rapporti di scambio con analoghe istituzioni internazionali, ha messo a frutto la particolare esperienza acquisita sullo studio dell’Abies e delle Brassiche. Queste ultime sono delle cavolacee, diffuse in tutta la Sicilia, dal monte Pellegrino alle zone più interne dell’Isola in numerose specie e varietà. Ma sembra che quelle siciliane siano con un tasso particolarmente elevato di glucosinolati, un gruppo di sostanze solforate dalla spiccata attività anticancerogena. Il risultato? Nei campi inglesi, dal Sussex alla Cornovaglia, adesso si coltivano cavolacee il cui materiale genetico proviene da quelle sicule.
Mario Pintagro