VERDE A TAVOLA
Una specialità? Un fortunatissimo piatto popolare: la pasta con questa verdura ottenuta lessando le foglie con spaghetti o bavettine spezzate
Scarola, povera
ma buona
Vi ricordate di Francis, il mulo parlante? Ebbene, l’equino della fortunata serie televisiva americana degli anni’60 era ghiotto non solo di biada ma anche di scarola.
Dunque, la indivia scarola è un cibo per quadrupedi? Macchè, i siciliani possono smentire la tesi ed elevare la comunissima Cichorium indivia al rango di prelibatezza, tant’è che esiste un fortunatissimo piatto popolare, la pasta con la scarola, ottenuta lessando le foglie verdi in aggiunta a un po’ di pasta lessata, di solito spaghetti o bavettine spezzate. Un’addizione di olio, pepe e, se volete, caciocavallo e il gioco è fatto. Un piatto rinfrescante, leggero, solitamente serale, che i monaci proponevano nella dieta delle giornate di magro, giusto per mangiar in bianco.
Piatto espressione di una cucina povera, si dirà, ma pur sempre viva e schietta, e profondamente radicata nel popolo, tanto che la sua preparazione, prevalentemente nei mesi freddi fino a primavera, ci ha regalato un detto: “Prediche e lattughe dopo Pasqua son finite”.
Lessata semplicemente in un po’ d’acqua, la scarola non eccelle per sapidità. Il suo è un sapore terroso, privo della corposità di molte altre verdure. Ma l’aggiunta di olio, pepe nero e aglio cambia tutto. L’acqua di bollitura può essere bevuta anche lontano dai pasti e agisce come diuretico. Nella medicina popolare si riteneva che dovesse avere anche effetto tonico sulle affezioni cutanee.
M.P.