“Il caso Prosecco vs Prošek potrebbe risolversi con denominazioni geografiche più specifiche”.
La via d'uscita al caso di omonimia fonetica che riguarda i prodotti ambasciatori di due nazioni, nella sostanza totalmente diversi e frutto di lavorazioni diverse, l'ha proposta il commissario Ue per la Politica dei consumatori, il croato Neven Mimica. Con l'entrata della Croazia nell'Unione Europea, il 1 luglio scorso, la lotta per la tutela del nome da parte dei produttori veneti e delle associazioni è diventata più aspra. Per il vino, che in questi ultimi anni sta portando alta la bandiera italiana oltreconfine, che continua a conquistare quote di mercato stando dietro in alcuni mercati addirittura alle vendite dello Champagne, si erano mobilitati nei mesi scorsi i tre Consorzi di tutela, il Consorzio di tutela della Docg Asolo Prosecco Superiore, il Consorzio di tutela della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e il Consorzio di tutela della Doc Prosecco facendo pressioni su Bruxelles. La risposta data all'interrogazione parlamentare presentata dagli onorevoli Giancarlo Scottà e Lorenzo Fontana, non aveva accontentato però il mondo del vino veneto e placato gli animi, ribadendo che un pericolo di frode non sussisteva poiché non vi era alcuna rischiesta specifica sulla tutela del nome per la denominazione Prosek da parte della Croazia, e quindi nessuna condizione per respingerla alla luce di una denomiazione già esistente. Il caso ancora è quindi più che aperto e come ha ribadito Mimica: “E' arrivato il tempo per la Croazia e per l'Ue di mettere questa questione sul tavolo e di sedersi assieme alle autorità e ai produttori italiani per trovare il miglior modo per distinguere questi due tipi di vini”.