L’AZIENDA
L’esperienza di Gero Nastasi, torrefattore sui Nebrodi, che accusa: “In Sicilia si beve tanto caffè ma è inesistente la cultura della qualità”
Quel caffè d’alta montagna
Caffè brasiliano? Macché, all’ombra dei Nebrodi c’è chi è già al lavoro da anni per trovare la giusta miscela. Si chiama Gero Nastasi è il proprietario della GeroCaffè (www.sotokaf.com) di Galati Mamertino (provincia di Messina) ed è membro Scai (Specialty coffee association of Italy), oltre a essere esportatore mondiale, fra i primi a re-inventare il caffè in cialde espresso o aromatizzato e tra i primi a inventare il “tè espresso” (tè in cialde da preparare facilmente con la macchina espresso).
“Per me il caffè è sacro. Ventisei anni fa ho creato questa azienda, spinto principalmente dall’esigenza di assaporare qualcosa che avrei potuto definire eccellente. Importo circa 60 qualità diverse da tutto il mondo, principalmente arabica, e seleziono le migliori, con l’intento di creare miscele che puntino a gratificare il palato dei veri amanti del caffè”.
I “veri amanti del caffè”… Scusi ma, lei conosce anche amanti “taroccati”?
“In Sicilia specialmente! I veri amanti sono, ahimè, di nicchia. I sedicenti amanti, al contrario, ci circondano. Quest’ultimi hanno la scorretta concezione che un caffè etichettato come “buono” debba essere estremamente forte (spesso sinonimo di bruciato), e che violenti le papille gustative per deporre un retrogusto paragonabile all’olio del motore di un’auto”.
Da come ne parla pensiamo non si tratti solo di preferenze soggettive.
“Infatti. E’ pressoché inesistente la cultura del caffè di ottima qualità. E’ un po’ come il cane che si morde la coda: più un determinato tipo di mercato impone ai commercianti un prodotto dal prezzo contenuto ma dalle proprietà ripugnanti, più il consumatore ne fruisce pensando che meglio di così non può trovare.”.
Ma in fatto di caffè, cos’è meglio?
(A rispondere è Giovanna Anastasi, che affianca da oltre 12 anni il padre nell’azienda di famiglia).
“L’ideale è fare molta più attenzione a ciò che si beve. Anzitutto il caffè andrebbe preso non zuccherato. La sua crema deve essere rigorosamente color nocciola. Al primo assaggio il gusto deve essere rotondo, dolce/amaro al contempo, per far posto ad una sensazione “cioccolatata” sul finire”.
Stabilito quindi che l’anima di un caffè deve essere più boteriana che picassiana, che consigli diamo a chi lo prende spesso a casa?
“C’è un mito da sfatare: il caffè conservato in frigo oppure in freezer. Il caffè va conservato solo in luogo fresco e asciutto (l’umidità intacca la fragranza del chicco). Il freddo altera gli oli naturali modificandone le qualità organolettiche e non salva l’aroma”.
Marina V. Carrera