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L'iniziativa

Vota il ristorante, i vincitori di agosto

26 Settembre 2013
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Mariangela Santoro, Patrizia Sanfilippo, Nalia La Milia

Patrizia Sanfilippo di Chianocco, in provincia di Torino, Nadia La Milia di Farra d’Isonzo, in provincia di Gorizia e Mariangela Santoro di Larino, in provincia di Campobasso, sono i vincitori di settembre di Vota il ristorante e vinci il vino.

Patrizia Sanfilippo ha 53 anni ed è una naturopata. Ama i sapori siciliani, i libri di Montalbano e viaggiare in camper. “Mi piace scoprire nuovi posti. Di un ristorante mi colpisce l’accoglienza discreta e la presentazione dei piatti che poi ripropongo ai miei amici come le melanzane condite con la menta e la pasta con il pesce spada divenuto il must di queste vacanze trascorse in Sicilia”. Nadia La Milia ha 34 anni, una laurea in lingue conseguita a Palermo e una vita itinerante. Con l’Erasmus fatto in Belgio ha avuto l’occasione di fare la sua prima esperienza di ristorazione in una nota pizzeria napoletana. Oggi fa l’export manager di una storica azienda vinicola friulana. “Amo il vino perché è un prodotto che porta a vivere momenti conviviali, regala emozioni. Come una buona bottiglia di Syrah speziato di impronta siciliana. Di un locale l’aspetto fondamentale è l’accoglienza, l’atmosfera che si respira. Mi piace però stare anche a casa e cucinare per gli amici magari un timballo di anelletti siciliani che riesco a trovare anche nella provincia di Gorizia”. Mariangela Santoro ha 24 anni e in compagnia del fidanzato enologo nei week end va in cerca di raffinate prelibatezze gastronomiche. “Mi piacciono i ristoranti intimi e familiari dove magari gustare vini rossi dai colori intensi e dai profumi forti come il Tintilia, bandiera dell’enologia del Molise”.
 
La Locanda di Gino – Sulmona (AQ)
di Mariangela Santoro

Affiancato dallo stile romanico di Santa Maria della Tomba, in pieno centro storico, sorge il complesso “La Locanda di Gino”, di proprietà della famiglia Allega, composto dal ristorante, nato come osteria, poi una bottega di prodotti tipici, “Soldo di Cacio”, e infine la locanda nella struttura di Palazzo Sebastiani. L'interno del ristorante è un mix tra moderno e vintage: pietra, pareti total white, atmosfera confortevole e rilassante. Quel giorno c'era il pienone, ma il servizio non ne ha risentito minimamente. In sala Giacomo e Marco, figli della titolare Lucia, impegnata in cucina, con le nuore. Cucina 100% abruzzese, improntata sulla semplicità dei piatti e attento alla qualità e alla tipicità delle pietanze. Parla solo abruzzese anche la carta dei vini, fornita di tutte le tipologie regionali, dal quale il mio fidanzato ha scelto un ottimo Ilico, Montepulciano d'Abruzzo 2009, Illuminati. Il menù prevede sia portate fi sse alla carta, sia portate giornaliere. Vari i primi, io ho scelto una pasta aquilana, i carrati, condita con il gustoso zafferano di Navelli e fiori di zucchine. Interessanti anche le paste con ragù vari: gnocchi con agnello, meritano molto le pappardelle con il cinghiale; poi le zuppe di legumi, orzo e farro, lenticchie di S.Stefano di Sessanio, taccozze con fagioli rossi di Sulmona, i primi con ortaggi: carciofi e zucca. Tra i secondi la tagliata di manzetta con rucola, aceto balsamico e parmigiano, morbissima, delicato il saccottino di vitello ripieno di funghi prataioli, mozzarella e prosciutto cotto, l'arrosto di agnello, cinghiale in umido al Montepulciano, c'è anche il baccala, alla pizzaiola o in bianco con pinoli ed erbe. Come contorni due abbondanti vassoi di verdure gratinate, patate al forno. Molto buoni anche i dolci, fatti in casa. Per i gastronauti recensori del web, è il migliore di Sulmona; io confermo pienamente. I prezzi potrebbero sembrare, per molti, un tantino alti, ma l'alta qualità si paga, e qui c'è n'è davvero tanta.
Voto: 5 stelle

Locanda rurale Santa Marta – Avola Antica (Sr)
di Patrizia Sanfilippo

Situata sulla tortuosa strada che da Avola porta a Cava Grande del Cassibile, splendida destinazione per chi voglia godere di un paesaggio mozzafiato e di un bagno memorabile in limpidi laghetti d’acqua dolce, la Locanda Santa Marta è una sorpresa di gusto in ogni senso. Gusto per gli occhi, per l’ambiente semplice ma raffinato, per la presentazione dei piatti. Gusto per i profumi, quelli che giungono dalla cucina, certo, ma anche quelli che sfiorano le narici provenienti dalla piccola aiuola di erbe aromatiche, tra cui una mentuccia al bergamotto che la cuoca e proprietaria, signora Maria, raccoglie sul momento per preparare uno squisito pesto alle mandorle. Gusto per il palato, anche il più raffinato. Un tripudio di sapori che nasce da un sapiente equilibrio tra genuinità, semplicita’, tradizione e raffinata fantasia. Gli antipasti, accompagnati da crostini di pane casereccio all’aceto balsamico e mandorle tostate, spaziano dalla ricottina di pecora fresca del pastore locale alla caponatina, dalle “olive cunzate” alle focacce, dai salumi agli involtini tiepidi di melanzana, per trionfare con le piccole arancine alle verdure con riso al basilico. Il sapore dell’olio è dolce e agrumato, ottimo sottofondo che fa risaltare i sapori senza mai coprirli. Un Nero d’Avola intenso e profumato accompagna divinamente i piatti. Tra i primi merita il pesto alle mandorle servito con raviolini alla ricotta, tra i secondi il coniglio alla siciliana, che coniuga perfettamente il sapore della carne arrosto con la macedonia di verdure e pinoli con cui è cucinata. Tra i dolci la signora Maria propone il “cannolo a modo nostro”, composto da leggerissime e croccanti cialde aperte ricoperte da una morbida crema di ricotta profumata al limone. Se si unisce la gentilezza e l’ospitalità dei proprietari si ottiene la ricetta perfetta per godere di una magnifica sosta ad un prezzo assolutamente contenuto.
Voto: 5 stelle

Vecchie Province – Mossa (GO)
di Nadia La Milia

Quando una sicula si sente a casa in Friuli Venezia Giulia? Quando riesce a cenare in una delle osterie più gettonate del goriziano, Vecchie Province o “dal Mic”. La location è rustica e senza pretese. Si tratta di un vecchio casolare in pietra, tenuto bene, con un piccolo giardino attorno, una di quelli dove trovavi ristoro un tempo dopo una passeggiata tra i filari. Una delle sale ospita un camino, tipico friulano: il fogolar furlan. Nelle sere d’inverno vi assicuro un ottimo motivo per trovar calore e comfort lì vicino. L’accoglienza è gentile e ossequiosa, ma preparatevi, c’è tanta gente, insomma non bisogna presentarsi armati di fretta ed è cosa buona e giusta prenotare. Amen! Lasciatevi scivolare tutto, attese comprese, e godetevi una sana e rilassata chiacchierata con i commensali. Le pietanze preparate sono quelle tipiche friulane, come l’immancabile polenta, brovada e musetto, il frico, molte ricalcano ricette stagionali che vanno dall’asparago, ai fiori di zucca, ai carciofi allo sclopit, tipica verdura locale con la quale si fanno orzotti e frittatine prelibati. Non mi è mai capitato di aver servito un menu completo, riuscire a dribblare la miriade di antipasti è cosa ardua. Vi servono assaggi di ogni tipo, dalla carne alle verdure, al pesce. Il tutto innaffiato da del buon vino locale che può essere una Ribolla Gialla, al Refosco (e non solo), serviti rigorosamente in formato magnum (1,5L). Rapporto qualità prezzo equilibratissimo, oscilla tra i €25-€30. Qui la gente è godereccia, dimentica certe barriere socio-culturali e ti sorride da un tavolo all’altro gettandosi persino in una conversazione. E si sa che la “chiacchiera” non è nota ai friulani normalmente. Ma in quell’atmosfera tutto cambia, si torna alla semplicità, alla condivisione del piacere che è uguale per tutti. Che poi non c’è niente di meglio che gustare un calice di vino e un b uon piatto in compagnia, anche di sconosciuti. Se ci pensat! e sentirsi a casa è un’emozione che non ha confini.
Voto: 4 stelle