Lambrusco di Sorbara e Lambrusco Salamino, rosso secco.
Il Lambrusco è uno di quei vini che ancora sconta nell’immaginario collettivo la fama di vino popolare, da osteria, da supermercato, di vino leggero, frizzante, amabile, da comprare a poco e da bere in quantità magari accompagnandolo ad un piatto della cucina emiliana. Invece, come qualsiasi vino, può raggiungere livelli di qualità e piacevolezza elevati, da grande vino che riesce a coprire un settore di mercato da non disprezzare assolutamente, quello dei vini frizzanti amabili o secchi.
Oggi recensiamo un Lambrusco di Sorbara DOC, sicuramente la denominazione di maggior pregio proprio perchè il Sorbara è quello che ha le rese più basse, il più difficile da portare a maturazione, con grappoli spesso spargoli e difficoltà di impollinatura tanto che è piantato insieme al Lambrusco Salamino che per disciplinare nel vino può arrivare al 40%. Lo recensiamo nella visione di Cavicchioli U. & Figli.
I Cavicchioli, che commercializzavano uve, nel 1928 con Umberto cominciano a produrre vino dai venti ettari di proprietà. Nel tempo gli ettari aumentano così come la produzione di vino, ma è nel dopoguerra che inizia veramente lo sviluppo dell’azienda con i tre figli Franco, Romano e Piergiorgio tanto che oggi gli ettari sono diventati quasi 100 . La conduzione tecnica della produzione è nelle esperte mani di Sandro che è enologo, mentre il fratello Claudio si occupa della distribuzione. Alla cantina a San Prospero conferiscono anche uve di altri produttori, arrivando così ad una bella produzione di 17 milioni di bottiglie. L’85% sono di Lambrusco nelle varie DOC tra cui Modena, Reggiano, Grasparossa, Salamino nonchè IGT.
Il Vigna del Cristo è un frizzante a tappo raso e rappresenta il top di gamma, prendendo il nome dalla località omonima in Sorbara, frazione di Bomporto (Mo). Questa vigna posta dove il Secchia e il Panaro sono più vicini, si alimenta dai terreni alluvionali ricchi di limo e sabbia. Le viti, col Salamino al 33%, sono state impiantate nel 1983 a doppia cortina semplice, dove i germogli spuntano a circa 2 metri di altezza scendendo verso il basso, potata a cordone speronato. Anche se ci sarebbe la possibilità della raccolta meccanizzata, proprio per ottenere la massima integrità dei chicchi la vendemmia è fatta in cassette a mano. Dopo il diraspamento, una macerazione pellicolare a basse temperature per 48 ore mantiene i profumi e le caratteristiche del frutto. Una volta separate le bucce il mosto limpido, addizionato di lieviti selezionati, va in autoclave dove svolge la fermentazione e dove resta minimo 3 mesi fin quando si raggiunge una pressione di 2,5 bar ed un residuo zuccherino di soli 4-5 gradi. Poi un riposo in bottiglia di almeno un mese. Solo 11 il grado alcolico.
Assaggiamo l’annata 2012. Il colore è quello tipico del Sorbara cioè rosso chiaretto che lo fa sembrare un rosé più scuro. Versato nel bicchiere si manifesta una spuma rosata che svanisce in breve tempo. Il perlage è medio e si rivela principalmente attaccato al cristallo. Al naso deve prendere aria ed arrivano prima note vegetali e minerali poi quelle fruttate. Evidenti la viola, il lampone e la ciliegia. Sentori da vino quasi austero. Ma è in bocca che rivela il meglio di sé. La sensazione olfattiva di essere in presenza di un vino secco si conferma al palato con una carbonatica leggera e non invadente, quasi da spumante. Un gusto vinoso con una gradevole sapidità e una piacevole acidità. Anche qui un vino minerale, di buon corpo che diventa fruttato al retrogusto.
Una piacevole sorpresa che vi fa completamente dimenticare il lambrusco del supermercato e vi invita a bere e ribere anche per la sua bassa alcolicità.
Abbiniamolo con le lasagne al ragout, con un cotechino e lenticchie, con polenta e salsicce ma specialmente con un fragrante panino imbottito di abbondante mortadella dop. Le bottiglie sono 75.000 e potete trovarle a 12 euro.
Cavicchioli U. & Figli |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |