Dall'Alzano al Lucignola, il racconto di una degustazione con i vini dai così detti vitigni reliquia. Li Petri: ” È il nostro futuro”
Fino ad oggi è solo un timido passo. Ma nel breve periodo potrebbe diventare una corsa proiettata verso il futuro. Con un legame fortissimo con il passato.
Settesoli scommette sui vitigni dimenticati della Sicilia. La cantina di Menfi, assieme ad altre aziende siciliane, da qualche tempo ha recuperato grazie ad alcuni campi sperimentali realizzati all'interno di un progetto voluto fortemente dall' assessorato all'Agricoltura e dal professore Attilio Scienza, alcuni vitigni dimenticati, i cui nomi sono praticamente sconosciuti. Da questi campi, sono state effettuate alcune microvinificazioni e si sono ottenuti dei vini. Un'occasione ghiotta quindi per i giornalisti e addetti ai lavori.
Così la Settesoli ha organizzato una degustazione. Sei vitigni, sei vini raccontati da Vito Varvaro, presidente dell'azienda, Salvatore Li Petri, direttore generale, Roberta Urso, responsabile relazioni esterne e l'enologo Domenico De Gregorio. A noi è parso più interessante il vino da uve Alzano, vitigno a bacca bianca caratterizzato da sentori olfattivi che ricordano il Sauvignon Blanc e particolari note di mandorla amara.
Al gusto è equilibrato e persistente. L'acidità, minimo comun denominatore tra tutti i vini in degustazione, è qui mediata da una discreta sapidità. L'altro vino, proveniente dal vitigno Reliquia Bianca, è olfattivamente meno intenso. L'acidità, è invece molto più spinta e questo rappresenta sicuramente un vantaggio nella sua evoluzione, in quanto indicatore di longevità.
Dei rossi, abbiamo apprezzato il Lucignola, dalle note olfattive che ricordano il Frappato, al palato è abbastanza persistente, con una discreta acidità e tannini quasi assenti. E infine, ma non ultimo, abbiamo trovato interessante il Vitrarolo. All'olfatto, i sentori delicati fruttati, ritornano al palato, creando un mix armonico, equilibrato ed elegante. La degustazione si è conclusa con l'assaggio del bianco Lievuso e del rosso Celacela che non fanno parte dei vitigni sperimentati da Settesoli.
“Abbiamo organizzato questa degustazione – spiega Li Petri – perché crediamo che la ricerca possa aiutare a riappropriarci del vasto patrimonio di biodiversità di cui dispone la Sicilia del vino. Questi vitigni rappresentano secondo noi una strada per il futuro”.
M.A.P.