Come sempre un'Italia spaccata in due.
Anche sul fronte dell'agroalimentare, che ivede le due fasce della Penisola, meridonale e settentrionale, unite in un paniere dell'eccellenza che sta ottenendo grandi risultati oltreconfine, e a trainare parte dell'economia nazionale. Nel mercato interno le difficoltà che si ritrovano ad affrontare i produttori del nord e del sud sono diverse. Adesso, ancora più aspre dopo il taglio al credito. Pesante per le aziende agricole del sud. Di circa il -45%, secondo l'ultimo dato diramato da Ismea. Pesante in una fase in cui si stringono a più non posso i denti per “farcela”. Confartigianato ha lanciato l'allarme insieme a Coldiretti. In Italia, in generale, la contrazione al credito, secondo il bilancio relativo ai primi mesi del 2013, è stata del 4%. Calano i prestiti per la gestione corrente e per la ristrutturazione. La mano dei contributi si avverte più sui piani, invece, dedicati agli investimenti, superando addirittura l'80% del credito. “Si tratta di un segnale incoraggiante – sottolinea la Coldiretti -, che dimostra la presenza di un nucleo di aziende virtuose capaci di guardare al futuro con ottimismo, nonostante le difficoltà legate alla restrizione del credito dell’ultimo quinquennio e alla situazione di incertezza che il Paese sta vivendo. Tra i motivi che scoraggiano le imprese a rivolgersi agli Istituti bancari emerge la richiesta di garanzie sempre più gravose, l’innalzamento dei tassi di interesse e l’allungamento dei tempi di istruttoria e procedurali”.
Nelle regioni del centro nord, i segnali sono invece più incoraggianti: il +15% del credito erogato ad aziende agricole al centro, il +6% a quelle del nord est e il +3% ai produttori del nord ovest.