Luca Toninato e Carlo De Biasi
Rispetto del territorio, dell’ambiente, dei lavoratori. Concetti che nel Nord Europa da anni sono visti come fondamentali sia dalle aziende che dai consumatori. In Italia? “Da parte dei produttori – dice Carlo De Biasi, chief agronomist di Zonin – c’è grande interesse, i consumatori si stanno cominciando a informare, ma si può e si deve fare di più per comunicare loro cosa significhi sostenibilità”.
Di sicuro c’è che sta tornando prepotentemente al centro delle aziende vitivinicole la figura dell’agronomo. Sono loro attraverso la conoscenza e gli studi a determinare le modalità di lavoro nei campi per essere sempre meno invasivi.
Ci sono mille modi per agire rispettando l’ambiente in cui si opera e per ottenere risultati. Un esempio efficace lo fornisce proprio De Biasi. “Col sovescio, ovvero la semina di leguminose e graminacee in funzione del vigneto e del suolo, si apporta al terreno sostanza organica in maniera naturale, riducendo o eliminando del tutto i concimi chimici”.
È solo una delle tante conoscenze che vengono prima valutate e poi, se buone, condivise attraverso Tergeo e Magis, progetti che hanno alla base un comitato tecnico-scientifico (il primo è presieduto da Piero Attilio Bianco, il secondo da Attilio Scienza) con docenti universitari ed esperti del settore. Sia di Tergeo che di Magis fanno parte un centinaio di aziende, molte aderiscono sia all’uno che all’altro. Magis è riconosciuto dall’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), Tergeo fa parte dell’Uiv, l'Unione italiana vini il cui presidente Domenico Zonin è stato eletto poche settimane fa.
Oltre a Zonin ci sono altri grandi gruppi come i toscani Marchesi Antinori, la veneta Santa Margherita e anche realtà in crescità come Argiolas in Sardegna. Dei siciliani aderiscono Baglio di Pianetto, Cantine Nicosia, Donnafugata e Tenuta Rapitalà.
A redigere la parte tecnica di entrambe le iniziative è stato Luca Toninato, presidente di Ager, che fa parte del comitato scientifico di Magis: “In sostanza – spiega Toninato – le aziende sia dell’uno che dell’altro progetto perseguono le stesse finalità e siccome c’è la necessità di non disperdersi su mille certificazioni si è deciso di far convergere i protocolli”.
L’unica piccola differenza tra Tergis e Magis è che il primo si addentrava coi temi di sostenibilità anche in cantina, il secondo si dedicava di più alle tecniche di agricoltura di precisione con un protocollo specifico per ogni area geografica.
Adesso cammineranno insieme e seguiranno tutte le fasi della produzione, dalla semina all’imbottigliamento. Per fornire ai consumatori vini sempre più sostenibili e sicuri.
Francesco Sicilia