Se tutto andrà bene, saranno cinquanta i quintali d’uva Grillo che quest’anno saranno raccolti sull’isola di Mozia.
La stima per eccesso della vendemmia del prossimo mese l’hanno fatta i dipendenti della Fondazione Whitaker che sull’isola nella Riserva dello Stagnone in questi giorni stanno facendo i conti con la moria di conigli per la mixomatosi, una malattia incurabile che sta decimando la numerosa colonia di leporidi. Lo scorso anno la massiccia presenza di conigli causò l’annullamento della vendemmia perché attaccarono gli alberelli di Grillo mangiandone i germogli e le foglie. «Eravamo impotenti nel vederli alla mattina presto oppure al tramonto mentre giravano tra i vigneti – racconta l’archeologa Pamela Toti – sono arrivati pure a rosicare i tralci della bouganville qui vicino le case e a mangiare i germogli di rose proprio qui davanti al museo». Per i turisti una sorpresa piacevole vederli in un’oasi incontaminata quale è Mozia, per i dipendenti della Fondazione fu un dramma. Dallo scorso anno la Fondazione è dovuta correre ai ripari per non far perdere totalmente la produzione preziosa e limitata di Grillo che l’azienda Tasca d’Almerita trasforma in uno squisito vino a tiratura limitata.
La Fondazione dapprima ha chiesto – senza ottenerlo – l’ok per una nuova battuta di caccia, come quella che ottenne nel 2000, quando si verificò la stessa massiccia proliferazione dei conigli sull’isola. Intanto è corsa ai ripari per salvare i vigneti e così ha provveduto a recintare le zone a vigneto delle zone Fossa, delle anfore e del Tofet, quasi sette ettari in totale. Agli occhi dei turisti i vigneti oggi si presentano “blindati” per evitare che i conigli tornino a nutrirsi delle foglie, dei germogli e degli acini. L’unico che è rimasto libero è quello di Cappiddazzu, lo storico vigneto dell’isola di quasi tre ettari che, in parte, i conigli non hanno attaccato. I paletti in legno e la rete plastificata sono stati conficcati a trenta centimetri nel terreno ma, nonostante tutto, in alcuni punti sono visibili i tentativi d’ingresso da parte dei conigli, che hanno scavato nella terra. La rete è stata sistemata anche attorno ad alcuni tronchi di frutteto che sono stati attaccati. «A seguito del danno dello scorso anno abbiamo dovuto impiantare 5 mila nuove barbatelle – spiega il dipendente Salvatore Larice – ora dobbiamo aspettare la naturale crescita e produzione». L’ultima vendemmia sull’isola risale a due anni fa: furono raccolti 500 quintali d’uva. Per tornare a quei tempi d’oro bisognerà aspettare.
Max Firreri