L’INCHIESTA
Da giovedì a lunedì facendo la spesa con un budget limitato fra prodotti di stagione, niente sprechi e poche privazioni. Ecco com’è andata
Mangiare con
5 euro al giorno
di Clara Minissale
Il caffè al bar non posso permettermelo. Ottanta centesimi per una tazzina di espresso sono un lusso per chi, come me, ha a disposizione un budget di cinque euro al giorno nei quali far rientrare i pasti quotidiani.
Dunque bisogna fare di necessità virtù e accontentarsi di quello della moka o, più tristemente, di quello della macchinetta che quasi tutti abbiamo a disposizione in ufficio. Anche con carne e pesce bisogna stare attenti. Trecento grammi di pesce azzurro possono saziare e bisogna andare cauti col peso di una bistecca per non ritrovarsi con l’importo disponibile quasi azzerato.
Sia chiaro subito: fare dalla colazione alla cena con cinque euro al giorno si può. Non si muore di fame, questo è certo, ma si ha un bel da fare a quadrare i conti senza saltare nessun pasto, senza mangiare “a scrocco” e dimenticando il pesce.
Questi cinque giorni sono stati una sfida, portata avanti pensando a quanti, magari con importo-persona inferiore al mio, ci campano una famiglia. Perché un conto è pensare di riuscire a completare tutti i pasti di una giornata spendendo non più di cinque euro al giorno, un altro è contare quotidianamente i centesimi e saziare stomaco e testa.
La mia prova di austerità è iniziata giovedì scorso con la solita colazione: latte e caffè, fette biscottate e marmellata e una manciata di cereali per un totale di 1,02 euro. A pranzo un piatto abbondante di pasta con legumi misti (per poco meno di 0,30 centesimi), un kiwi ed un caffè. Totale: 0,87 centesimi. Penso di essermela cavata discretamente come primo giorno e quindi a cena mi concedo una fettina di arrosto (150 grammi) con contorno di finocchio, pane e un’arancia, spendendo 2,95 euro. Acqua compresa (ne bevo almeno un litro e mezzo al giorno), giovedì è andato con 5,04 euro.
Venerdì si ricomincia. Piccola variazione nella colazione. Al posto delle fette biscottate mangio 4 biscotti ai cereali e poi sempre latte, caffè e una manciata di cereali (eh sì, sono un po’ fissata!), per un totale 1,04 euro. A pranzo mi si presenta un piacevole imprevisto: un ospite. Forte del vecchio adagio che recita che dove mangia uno, possono mangiare in due, mi viene in soccorso l’antica cultura contadina e decido di preparare due economici e sostanziosi piatti di pasta e patate con una generosa spolverata di parmigiano. Io aggiungo un’arancia e un caffè a fine pasto mentre il mio ospite non gradisce né l’una né l’altro. Me la sono cavata con un euro tutto compreso. Le patate saziano, è vero, ma nel corso del pomeriggio comincio a sentire il bisogno di mangiare qualcosa. Sono in giro con le mie amiche che mi propongono un gelato, ma costa troppo e mi rifugio in un pacchetto di crackers (0,10 centesimi). Per cena mi aspetta una generosa frittata (due uova) con (tre) carciofi arricchita e insaporita con un po’ di parmigiano. Completo con un panino e una mela. Spendo 1,72 centesimi e considerando l’acqua (0,20) e i 0,04 centesimi spesi in più il giorno prima, mi rimangono ancora 0,55 centesimi e mi regalo un’ottima tisana relax all’aroma di tiglio, melissa e verbena.
Arriva il weekend e il gioco si fa più duro. Sabato la solita colazione: latte, caffè, 4 biscotti ai cereali (0,84 centesimi). A pranzo un hamburger di pollo e spinaci (0,85 centesimi) con contorno di lattuga e carota (0,35 centesimi), un panino, un kiwi (0,25) e un caffè per un totale di 2,10 euro. Nel pomeriggio uno yogurt con frutta e cereali (0,50). Arriva sabato sera e un invito a cena mi salva da un pezzo di pizza da due euro, il massimo che avrei potuto permettermi.
Domenica è sempre domenica e, dopo la colazione (latte, caffè, 4 fette biscottate e marmellata), decido di gratificarmi con una porzione di riso al forno (150 grammi di riso 0,15 centesimi, 240 grammi di pomodoro pelato 0,42 centesimi, 100 grammi di mozzarella 0,60 centesimi e parmigiano 0,20 centesimi), un’arancia e un caffè. Lo so, non è come una bella porzione di pasta al forno o lasagne, ma è buono e costa 1,97 euro. A cena un po’ di gateau di patate (350 grammi, 0,20 centesimi) con formaggio a pasta filata (50 grammi 0,32 centesimi), una fetta di prosciutto (0,40 centesimi) e un po’ di parmigiano (0,10 centesimi). Concludo con una mela. Questa giornata, acqua compresa, mi è costata 4,31 euro. E poiché stavolta ho fatto tutti i conti già dalla mattina e so che avrò a disposizione ancora 0,70 centesimi, nel pomeriggio mi concedo un biscotto secco e un tè da sorseggiare comodamente seduta sul divano di casa.
Lunedì è l’ultimo giorno di regime economico controllato. La solita colazione con latte, caffè, 4 fette biscottate con marmellata, e 30 grammi di cereali e poi mi preparo il “pranzo a sacco” da portare al lavoro. Due sandwich con fesa di tacchino e lattuga e una mela. Il solito caffè preso in ufficio. A cena cerco di bilanciare con un pasto caldo e preparo un po’ di pasta con i broccoli (350 grammi) e aggiungo un’arancia. Ingoio l’ultimo boccone e penso: ce l’ho fatta! Cinque giorni a cinque euro al giorno dalla colazione alla cena. Ma ho dovuto chiudere un occhio sulla qualità, a volte mi sono affidata ai prodotti dell’hard discount e soprattutto, non ho sprecato nulla. Con un budget così risicato niente si butta ma piuttosto si ricicla. Che poi io non abbia scoperto nulla di nuovo è cosa ovvia. Però è stato importante capire cosa significhi vivere a regime alimentare economicamente controllato, soprattutto in considerazione del fatto che, con il crescente aumento dei prezzi, è sempre più diffuso il timore che, ben presto, tanti dovranno fare di necessità virtù.