E' il Paese, insieme all'Algeria, più prolifico del Maghreb per produzione di vino.
Quattrocentomila gli ettolitri di vino prodotti ogni anno, un fatturato di 128 milioni di euro, e vanta ad oggi ben 14 denominazioni di origine protetta. Terra di vigne su cui investono sempre più produttori ed enologi provenienti dai Paesi a tradizione vinicola, tra cui francesi e italiani. Ma anche i marocchini stessi hanno cominciato a impiegare risorse alla luce dell'incremento delle vendite nel Paese stesso, nonostante il proibizionismo musulmano, e la crescita dell'export assorbito principalmente in Francia come sfuso e nel Regno Unito. Un trend, quest'ultimo, che sembra non risentire l'aumento delle imposte sulle bevande alcoliche voluto dal Governo, passate dai 42 euro dell'anno scorso ai 49.
Il comparto è solido, dà lavoro a 20mila persone circa. Le varietà più coltivate sono la Guarnaccia, il Syrah, e poi Cabernet Sauvignon e Merlot, portati durante la dominazione francese e poi spagnola, e che consentirono, un discreto approvvigionamento al mercato del vino di questi Paesi durante l'attacco della fillossera. Il territorio si dimostra particolarmente vocato e adesso i suoi protagonisti e ambasciatori mirano ad affermare una identità nello scenario globale, missione a cui si sta dedicando l'Associazione Sommelier del Marocco, nata nel 2012 a Marrakech.
Francesca Landolina