IL PRODOTTO/2
La storia di Alberto Culcasi, uno dei produttori più antichi
Oro bianco sul mare
Come nasce il sale a Trapani, ghiottoneria per gourmet raffinati.
Si chiama sale, ma è tutta un’altra cosa. Chi vive sulla estrema costa occidentale della Sicilia, fra Trapani, Nubia, Paceco e Marsala dice che per il loro sale bastano due elementi: sole e mare .
Il loro sole e il loro mare. Un sole che abbaglia quando si riflette sulle distese bianche. Piramidi di un bianco così candido da somigliare a grossi cumuli di neve. E se poi al sole e all’acqua si aggiunge un pizzico di vento, viene fuori il “fior di sale”, quello che si raccoglie nei giorni di vento ai bordi delle vasche. Il sale di Trapani, l’«oro bianco», nasce in un luogo che non è più terra e non è ancora mare. Una striscia contesa dal Tirreno più meridionale e dall’ultima lingua di Sicilia. Un pezzo di costa dove già, tremila anni fa, i fenici realizzarono i primi impianti lungo la “via del Sale” fra Trapani e Marsala.
È qui che da quarant’anni Alberto Culcasi, adesso aiutato dai suoi figli, manda avanti il miracolo dell’oro bianco tra il mare e la terra. Una storia che comincia il 2 settembre del 1967 quando, per via di un devastante alluvione, le saline furono quasi interamente coperte da terra e detriti. Distrutte decine di chilometri quadrati di “campi”. Molti dei nobili proprietari decisero così di lasciar perdere e vendere le saline. Alberto, insieme con altri, si fece avanti e decise di comprare per diventare indipendente: «Mi feci avanti e consegnai al marchese Platamone, tutto quello che avevo raccolto in una vita di risparmi: cinque milioni di lire». Da allora la Chiusicella è sua, così come il mulino, la cui costruzione fu voluta nel 1488 da Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, in persona.
Ma il sale di Trapani non è solo affascinante, è anche buono e fa bene. Una rara combinazione di caratteristiche geologiche, climatiche ed ambientali lo rendono particolarmente ricco di oligoelementi (potassio, magnesio, calcio, ferro, iodio). Gli oligoelementi sono sali minerali alternativi al cloruro di sodio che rendono il sale più equilibrato e quindi di qualità superiore per solubilità e sapidità. D’altra parte la grossa differenza tra salgemma e sale marino in genere e proprio l’assenza di oligoelementi nel salgemma. Caratteristiche ancora più accentuate nel sale di Trapani (di cui nel 2006 sono state raccolte ottantamila tonnellate in tutto il comprensorio, un raccolto simile a quello dell’anno precedente).
E poi il sale di Trapani è anche indotto. Turismo, innanzitutto. Con le centomila presenze all’anno, sessantamila delle quali in arrivo da oltre lo Stretto.
Marco Volpe
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