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Il caso

Famiglie Amarone vs Consorzio: si inasprisce lo scontro sulla modifica dell’articolo 4

15 Maggio 2013
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Christian Marchesini, Marilisa Allegrini

Ancora acque agitate in Valpolicella. Ancora sotto accusa la modifica del comma 2 dell'articolo 4 del disciplinare di produzione approvato dall'assemblea dei soci del Consorzio della Valpolicella il 10 maggio scorso.

Alle repliche dure avanzate qualche giorno prima di questa decisione (per leggere l'articolo cliccare qui) Le Famiglie dell'Amarone, guidate da Marilisa Allegrini, ancora una volta oppongono a gran voce il no fermo all'omologazione delle aree di produttive della denominazione della Valpolicella apportata proprio da questa modifica. Non ci stanno a che le colline vengano cancellate con un colpo di spugna. E infatti la produzione certificata con Docg è sempre stato appannagio dei vigneti d'altura, come previsto dal disciplinare che escludeva le zone di pianura con tale dicitura “sono da escludere, in ogni caso, ai fini dell’idoneità alla produzione i vigneti impiantati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle”. Con questo cambiamento l'Assemblea ha optato una soluzione per evitare che venissero tenute fuori dalla certificazione ben i 2/3 del territorio produttivo della Valpolicella, appunto in gran parte costituito da pianura, usando le stesse parole del Cosorzio, presieduto da Christian Marchesini, “per dare una maggior coerenza fra lo stesso e la fotografia reale dei vigneti da sempre esistenti in Valpolicella” e anzi assicura il presidente stesso “con la modifica adottata il Valpolicela, l'Amarone e il Recioto della Valpolicella docg continueranno ad essere prodotti esattamente dove vengono prodotti oggi”. 

Dura lo stesso la replica delle Famiglie dell'Amarone, “Le modifiche al disciplinare di produzione dell’Amarone approvate dall’assemblea del Consorzio del 10 maggio hanno inferto un duro colpo alla collina, terroir produttivo di eccellenza, oltre che di origine, dell’Amarone. Per questo ribadiamo con forza la richiesta, che doveva essere al centro del  tavolo di concertazione tra le Famiglie dell’Amarone e Consorzio, e rimaste inascoltata e disattesa provocando così il nostro ritiro, e cioè che la salvaguardia della qualità dell’Amarone passa necessariamente dalla diversificazione tra collina e pianura, con preminenza della prima sulla seconda”. Il vicepresidente Stefano Cesari in conferenza stampa ha dichiarato oggi:  “Prendiamo atto –che la legittimazione produttiva della pianura, frutto della modifica del comma 2 dell’articolo 4 votata dall’assemblea dei soci del Consorzio il 10 maggio scorso, decreterà l’omologazione tra tutte le aree produttive della denominazione e che, da quella data, la collina non esiste più. Questo – prosegue   – è ciò che più ci rammarica: il mancato riconoscimento della ‘superiorità’ della collina, da cui ha avuto origine anche il benessere diffuso per tutto il territorio”.

La guerra rischierebbe di scatenarsi per un refuso, a detta del Consorzio: “In sostanza – ha dichiarato Marchesini – abbiamo provveduto a correggere un refuso che risaliva all'istituzione del disciplinare, nel 1968. Dopo 40 anni credo che si vada incontro alle esigenze dei produttori e alle richieste del mercato”. 

C.d.G.