Biancolilla, Nocellara del Belice e Coratina.
Da dove può venire il nome Quignones? Facile, dalla Spagna quando un ramo cadetto del nobile casato dei Quiñones, un capitano dell'esercito spagnolo, nel '500 prese possesso del castello di Licata e di tutte le terre circostanti. Così di eredità in eredità una parte arriva al giovanissimo ing. Raffaele Quignones che circa 50 anni fa riesce a riprendere le sue terre da vari censi ed affittuari. Inizia così l'avventura agricola dei Quignones, oggi in mano al figlio Alfredo che si dedica più all'attività di agricoltore che a quella professionale di ingegnere.
Attualmente sono 100 ha principalmente in contrada Sant'Oliva nelle colline che circondano Licata, a quote che vanno dai 60 ai 210 m. Vigneti per 30 ha ed oliveti per 15 di cui 2 di ultracentenarie piante di cui non si sono identificati le cultivar. Da circa vent'anni sono state introdotti i nuovi ulivi nelle cultivar di Biancolilla al 50%, Nocellara del Belice al 30% e il restante a Coratina. Nella tenuta un' agricoltura legata alla tradizione ma rinnovata secondo moderni criteri. I trattamenti sono veramente ridotti al minimo e l'indispensabile lotta alla mosca è effettuata con trappole ai feromoni.
La Biancolilla è diffusa principalmente nella Sicilia centro-occidentale con maggior densità nell'agrigentino. Ha drupa media, resa bassa e tenore di acido linoleico al di sopra della media. In genere ha un profilo sensoriale da olio delicato con amaro non spiccato e sentori di mandorla.
La Nocellaria del Belice è diffusa nella valle del fiume omonimo e nei bacini limitrofi nonchè nel corleonese. E' una delle cultivar che hanno contribuito al successo dell'olio siciliano fuori dall'isola ed ha un fruttato d'oliva tra i più intensi. Ha drupa grossa, quasi sferica, usata anche da mensa e l'olio ha fruttato molto intenso e un profilo sensoriale amaro e piccante con assenza del dolce.
La Coratina, cultivar tipica della Puglia specie del nord, ha produttività buona ma alternante, è varietà ricca di polifenoli che danno l'amaro e la longevità e povera di perossidi che in numero elevato possono più facilmente favorire la degradazione e l'irrancidimento dell'olio.
Una sola etichetta in blend e una produzione di 6.500 litri nel 2012 che viene commercializzata insieme al vino dell'azienda quasi tutta all'estero, Germania, Olanda, Danimarca su tutti.
La raccolta inizia quando le olive più precoci sono invaiate e quindi le altre ancora verdi, effettuata a mano e con l'ausilio di pettini pneumatici. In giornata il raccolto è portato in un vicino frantoio dove è molito principalmente nella stessa giornata. Molitore a martelli e separatore a tre vie con acqua fredda. L'olio prodotto è portato in azienda dove decanta in acciaio e quando inizia l'imbottigliamento è aggiunto azoto.
Assaggiandolo, appena versate poche gocce nel bicchiere, al naso si manifesta molto intenso con note accattivanti di carciofo, di pomodoro maturo, di fiori secchi, di piante officinali con prevalenza dell'origano, di mandorla. Sulla lingua ritroviamo la stessa intensità, un'iniziale punta di dolce seguita da note gentilmente amare e sensazioni di piccante non pungente. Olio intenso, profumato ed equilibrato.
Da abbinare a pesce cotto, a minestre di ortaggi ed in questo periodo a fave fresche cucinate in poca acqua con aglio ed origano abbondante.
Lo trovate aquistandolo direttamente in azienda a prezzi di ingrosso dove la bottiglia da ½ litro va a 6,50 euro.
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Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |