Tutti guardano ai mercati emergenti, ma poi esportare lì non è così semplice e si fatica.
Lo dice l'ultima indagine effettuata da Ricerche& Studi di Mediobanca, che come consuetudine esce a pochi giorni dal Vinitaly. A ostacolare l'ingresso sono i dazi che in alcuni Paesi, come Cina, Russia, Giappone e Brasile, rappresentano un vero e proprio freno. E le aziende che possono permettersi di sobbarcarsi il peso dei dazi sono quelle più solide e strutturate. Così, secondo quanto rivelato dallo studio di Mediobanca, sono ancora piccole le percentuali di vino italiano che approda in queste piazze. In Asia e Australia il 4,7%. L'Unione europea assorbe il 50,6%, con un incremento in valore del 10,5%. La seconda area di destinazione è il Nord America (33,2% dell'export, +7,2% sul 2011). Marginale il contributo dell'America Latina (1,3%), mentre resto del mondo, Africa, Medio Oriente e Paesi europei non Ue, si attesta al 10,2%, in calo dell'1,4%.
La ricerca è stata condotta su un campione di 180 aziende. Il fatturato complessivo è salito del 7%, buone prospettive per le grandi aziende, che escludono un calo dei ricavi per il 2013. Su questo scenario si discuterà al salone lunedì 8 aprile. Tra le aziende che hanno meglio risposto a questo periodo di crisi e che sono cresciute sono le cooperative: Gruppo Cantine Riunite-Civ-Gruppo italiano vini si è piazzata nella lista al primo posto, Caviro invece al secondo, Cooperativa Mezzacorona al quinto seguita da Cavit, Cantina di Soave all'undicesimo.
La ricerca ha fornito qualche dato sullo stato di salute del vino in borsa. E' schizzato l'indice di Borsa mondiale del settore vinicolo, del 175%. La migliore performance dei titoli vinicoli (in termini relativi, ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) è maturata in Nord America, dove i grandi gruppi quotati sono cresciuti in media del 193% in dieci anni. Segue la Francia (+105%) e, molto dietro, Australia (+10%) e Spagna (+2%).
E una nota sulle bollicine. Lo studio di Mediobanca ha rivelato una crescita più contenuta degli spumanti che nel 2012 e nel 2011 hanno raggiunto cifre da record nei mercati. L'incremento è stato del +3,4%. Passione per gli sparkling made in Italy invece in Usa e Canada, +26%.