Inzolia e Catarratto.
Siamo a Salina nell'isola immortalata dal film “Il postino” con Troisi e Noiret, in un'isola che non si riesce a capire se è più bella per il suo mare o per la campagna. Un'isola che è stata e continua ad essere di agricoltori e non di pescatori, dove il terreno vulcanico, la brezza marina e la sapiente opera dell'uomo ci regalano prodotti di pregio, specialmente dalla vite. E la vite ci dà il prodotto più esclusivo: la Malvasia famosa nella classica versione dolce ma apprezzata anche come vino secco.
Non c'è solo Malvasia a Salina, ci sono altri vitigni, per fortuna autoctoni e a Salina inizia la storia di Piero Colosi che assieme al padre nel 1980 acquista 4 ha in contrada Capofaro dove insisteva la Malvasia che allora era coltivata ad alberello incannato che diventava a mò di pergola bassa che nel dialetto si dice prìula. Questa tipologia di impianto non era redditizia perchè non accessibile a nessun mezzo meccanico per cui Colosi ha preferito trasformarli in controspalliera potata a Guyot tenuta bassa per non essere flagellata dai venti.
Gli ettari nel contempo diventano 10 sia a Capofaro che a Porri in una paesaggistica ambientazione di terrazzamenti delimitati da muretti a secco di pietra lavica dove ci troviamo, oltre alla Malvasia, il Corinto Nero, necessario anche se solo fino all'8% per la DOC Malvasia di Salina, l'Inzolia, il Catarratto, i Nerelli Mascalese e Cappuccio, tutti irrorati dalla salinità delle brezze marine. Per non deturpare il paesaggio la nuova cantina di sola vinificazione del 2004 è interrata e quindi tenuta al fresco . Da questa escono in 35.000 litri oltre alla Malvasia DOC nelle versioni passito e naturale, il Salina bianco e rosso, il Secca del Capo che è un Malvasia secco IGT.
L'imbottigliamento avviene a Giammoro in comune di Pace del Mela dove altresì sono vinificati gli altri vini per un totale di 700.000 bottiglie che per la maggior parte vanno all'estero. Piero Colosi che è enologo coltiva le vigne trattandole solamente con zolfo ramato anche se non è attualmente interessato alla certificazione biologica.
Degustiamo il Salina Bianco 2011 un IGT Sicilia fatto da Catarratto e da Inzolia in egual misura e vinificati insieme. Se volete leggere del Catarratto rivolgetevi QUI mentre per l'Inzolia QUI. La raccolta a mano avviene tra la fine di agosto e inizio settembre secondo le annate. Dopo la pressatura soffice e l'immediato allontanamento delle bucce fermenta con lieviti selezionati a temperatura controllata. Dopo la seconda svinatura è trasportato a Giammoro dove finisce l'affinamento in acciaio per un totale di 6 mesi e con aggiunta di pochissimi solfiti sta in bottiglia per altri 3.
Nel calice è giallo paglierino medio e al naso si esprime inizialmente da vino vulcanico qual'è: minerale e salmastro; continuando ad ossigenarlo si affiancano i sentori fruttati di agrumi e di pesca e quelli floreali di fiori di campo in quantità lieve, non predominanti ma in delicata fusione. Al palato continua a prevalere la mineralità, è sapido senza essere salato, molto secco, dal corpo esplosivo, potente nonostante i 13° di alcol non siano molti, fresco, equilibrato e lungo. Insomma i vitigni nella versione vulcanica, sicuramente apprezzati da tutti e specialmente da chi non ama a tavola i vini sovraccarichi di fiori e di frutta.
Un ottimo vino diverso, dal palato asciutto e corposo che si può abbinare oltre che al pesce e ai crostacei anche alla carne non elaborata e ai formaggi persino molto stagionati. Sono 12.000 bottiglie che si trovano in enoteca a 10 euro ma per motivi commerciali in Sicilia dovete rivolgervi direttamente in cantina.
Cantine Colosi |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |