Massimo Bottura
Gli stellati non demordono in tempo di crisi.
La nicchia dell’alta cucina soffre, non è più così ovattata. Lo abbiamo visto dalla chiusura di molti locali storici, mete ambite dai gourmet più esigenti, a tutte le latitudini, dagli Usa alla Spagna, e lo abbiamo visto dal proliferarsi di menu “firmati” che vanno incontro alle ristrettezze del portafogli perdendo quell’aura di super esclusività che li rendeva per la maggior parte dei comuni appassionati del gusto uno sfizio impossibile da soddisfare. Molti poi hanno deciso di mettersi sotto i riflettori del grande schermo. I grandi nomi, le icone della ristorazione, gli “ineguagliabili”, insomma sono dovuti uscire dalle loro cucine, sono scesi dal loro piedistallo per aprirsi altre piccole opportunità da mantenere in parallelo con la propria vocazione. E c’è chi è riuscito nell’impresa incrementando il proprio volume di affari con un più 28%.
Massimo Bottura chiude l’anno con un bilancio più che positivo. Lo chef patron de L’Osteria La Francescana di Modena, tristellato Michelin, primo nelle classifiche dei migliori ristoranti stilati dalle guide di riferimento, nel 2011 insignito migliore cuoco del mondo dalla Academie Internationale de la Gastronomie, ha lavorato sodo in lungo e in largo per il Paese, dedicandosi anche a iniziative di solidarietà come quella portata avanti insieme al Consorzio del Parmigiano Reggiano per i terremotati dell’Emilia Romagna. Ma Bottura non si è dato da fare solo in Italia. La sua agenda lo ha visto impegnato in iniziative di promozione della cultura gastronomica italiana fuori confine e oltreoceano. E un anno intero di fatiche alla fine lo ha ripagato. Il suo 28% lo ha comunicato mentre presenziava al 20/mo St Moritz Gourmet Festival, kermesse di alta cucina che vede confrontarsi in Engadina 20 stelle Michelin da Belgio, Francia, Germania, Hong Kong, Italia, Portogallo e Stati Uniti.
Non sembra intenzionato a rallentare la sua tabella di marcia. Bottura per il prossimo anno continuerà a dividersi tra cucina e iniziative in giro per il globo. “Per l’alta cucina non è il momento di fermarsi – ha detto -. Gli chef italiani devono girare di più per riportare i consumatori gourmet in Italia. Tanto più in Svizzera dove si può delineare un turismo di prossimità di alto profilo che consentirebbe un interscambio nel pieno rispetto della stagionalità e freschezza dei prodotti di eccellenza a tavola”.
C.d.G.