Siamo in comune di Palma di Montechiaro, nel profondo sud della provincia di Agrigento, dove la famiglia Di Vincenzo da cinque generazioni possedeva una proprietà di circa 1000 ettari.
Nel tempo con le varie successioni ereditarie a Giuseppe ne arrivano 200. In essi, come di consueto nel passato, si coltivava un po' di tutto e in contrada Mandranova insistevano un migliaio di vecchi ulivi secolari.
Nel 1995 Giuseppe Di Vincenzo decide di puntare tutto sull'olio per cui impianta un moderno uliveto con le cultivar più adatte al territorio: Nocellara del Belice, Cerasola, Biancolilla e Giarraffa, poca. A causa del clima semiafricano è giocoforza prevedere l'impianto irriguo che però non viene assolutamente utilizzato per aumentare la quantità bensì per permettere il normale sostentamento delle piante. Decide inoltre che il suo marchio, Mandranova, dal nome della contrada dove oggi insistono i 50 ha di uliveti, debba identificarsi con extravergine di alta qualità esclusivamente monovarietale, così nascono le quattro etichette che cominciano ad affermarsi sul mercato e nei concorsi per cui Giuseppe decide di lasciare il suo lavoro in banca per affiancare la moglie Silvia nella conduzione dell'azienda che nel frattempo si è strutturata anche nell'ospitalità con un elegante piccolo resort.
Nella coltivazione dell'uliveto sono utilizzati solamente prodotti organici cioè rame, olio minerale e caolino che viene sparso su tutto l'albero a mò di cipria bianca per aiutare la pianta a combattere il caldo e per disorientare le mosche olivarie che così si dirigono verso altre coltivazioni. Siamo quindi in presenza di un regime di tipo biologico che però la famiglia non intende certificare e quindi dichiarare perchè la filosofia aziendale è “desideriamo che il consumatore acquisti il nostro olio perchè è Mandranova non perchè sia biologico”.
Tutto l'extravergine Mandranova è molito nel frantoio padronale, con frangitore a coltelli e separatore a due fasi, che quindi lavora senza aggiunta di acqua. Decantazione e stoccaggio in serbatoi di acciaio tenuti completamente colmi. Prima dell'imbottigliamento un leggero passaggio in filtri a cartone, molto grossolani. La filtrazione non opera sulla Giarraffa in quanto dopo la centrifuga dà un olio pulito. Caratteristica dell'azienda è la raccolta ad olive verdi quasi non ancora invaiate, per preservare maggiormente le qualità organolettiche a scapito della quantità che comunque raggiunge i 32.000 litri annui venduti per la maggior parte all'estero.
L'olio che degustiamo è il Giarraffa, la cui cultivar, tipica della Sicilia centro-occidentale, ha drupa grossa per cui è anche usata per oliva da mensa specie nera al sale e di norma dà un fruttato leggero e sentori di mandorla. Al naso è molto intenso con sentori di pomodoro in foglia e in frutto maturo, molto erbaceo, con carciofo non particolarmente evidente e privo di mandorla, caratteristica di Mandranova in quanto questo sentore si manifesta al crescere del grado di maturazione. Al palato arriva dolce, fluido e masticandolo si nota il gusto tipico del gambo crudo di carciofo, molto piacevole e particolare. L'amaro non è intenso e il piccante si rivela nel retrogusto lungo ed equilibrato.
Una produzione di 1.200 litri che può trovarsi in negozi specializzati ed enoteche al costo di 10 € per il mezzo litro.
Un olio discretamente delicato, ottimo per condire pietanze e cibi leggeri e adatto a chi non ama l'olio dai gusti forti.
Az. Agricola Mandranova |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |