Potrebbe continuare a crescere il prezzo medio del vino italiano dei prossimi mesi.
Lo rileva la ricerca di Bmps e dell'istituto Ismea. Ecco lo scenario che emerge al terzo Forum Montepaschi organizzato insieme a Enoteca Italiana sul vino italiano in corso a Siena. L'Mps Wine Index, l'indice di competitività elaborato nello studio, evidenzia un generale stato di buona salute del settore, una maggior attenzione internazionale verso i vini di qualità a discapito dei volumi e una generale tendenza delle condizioni del mercato italiano a seguire i trend internazionali. Nonostante un'alta competizione, il fatturato del 2013 del vino italiano dovrebbe crescere rispetto all'anno precedente, seppur di una percentuale contenuta. Anche l'indice del clima di fiducia dei produttori elaborato da Ismea segnala un andamento positivo, al contrario dello stesso indicatore calcolato per il totale dell'industria agroalimentare, che, seppur migliorando, resta negativo.
La produzione globale avrà tuttavia un crollo sostanziale nel 2012; nei primi sei mesi ha registrato un calo dell'8%, in Europa toccando addirittura il 13. Secondo le stime dell'Oiv la produzione mondiale potrebbe scendere sotto i 250 milioni di ettolitri e in Italia su volumi inferiori ai 40 milioni di ettolitri. In un periodo di crisi economica, crescono gli scambi di vino sfuso, che ha raggiunto ormai una quota del 40% del totale. Nel nostro Paese tuttavia si registrano consumi in controtendenza, con minori acquisti ma più propensione a spendere. a causa della flessione dei consumi interni, l'export si rivela dunque uno sbocco essenziale per le nostre aziende. Per questo, sottolinea al forum il presidente di Ente Vini-Enoteca Italiana, Claudio Galletti, è necessario aiutare i produttori a innovare le tecniche di promozione e fare informazione per permettere loro di affermarsi nei nuovi mercati emergenti. Un altro dato interessante fornito dalla ricerca è quello relativo al confronto tra l'internazionalizzazione delle imprese vitivinicole e agroalimentari: mentre il 70% delle prime lavora con l'estero, solo il 35% delle agroalimentari esporta. Le aziende del vino che si rivolgono esclusivamente al mercato italiano (30%) lo fanno principalmente perché soddisfatte dal commercio interno o perché troppo piccole per fare il salto.
L'appello comune che arriva dal Forum è dare a tutti la possibilità di crescere oltre i confini, dare visibilità al vino italiano, pensare eventi di promozione studiati appositamente per soddisfare le richieste di ogni specifica realtà emergente, semplificando per esempio il linguaggio se si commercia con la Cina o pensando corrispondenze enograstronomiche studiate per i mercati emergenti dell'est e le rispettive tradizioni culinarie.
Bianca Mazzinghi