“Credo che possiamo considerare questa di Taormina, una “orizzontale” di tredici aziende, tra le più prestigiose della nostra storia “.
Così sordisce Francesco Ferreri (nella foto), presidente del Consorzio del Cerasuolo di Vittoria. “La valutiamo come una nobile vetrina per mettere in risalto le peculiarità della Docg del Cerasuolo di Vittoria che più ci sta a cuore: la sua espressione del territorio, la qualità costante, attestatasi sui livelli oltre il medio-alto, dell’aziende associate”. Sprizza ottimismo il presidente del consorzio. Ottimismo che si alimenta dei risultati sempre in crescita (+20%) degli ultimi anni. Una produzione lievitata in termini di raddoppio e passata dai 4mila ettolitri del 2005, anno di nascita della Docg, agli oltre 8mila del 2010. Che nascono da una resa media di 35ql/ha dei 310 ettari totali certificati e iscritti dalle aziende nel registro del Consorzio. Con un milione di bottiglie tappate delle quali quasi il 60% si esporta in una decina di mercati esteri.
Crescita costante in volumi e valori. Al pari di tutto questo, avete riscontrato in significativo ritorno di immagine e apprezzamento per questa chicca siciliana? “Le guide più importanti ci gratificano con punteggi sempre in crescita e commenti che soddisfano la peculiarità che ci sta più a cuore: l’eleganza del “Cerasuolo”. Noi vogliamo muoverci per far apprezzare un’altra virtù del nostro vino: la versatilità che lo rende bene abbinabile a molti piatti regionali d’Italia e anche alle cucine cantieristiche estere come quella giapponese. Infatti quello dell’oriente è un mercato che si fa sempre più interessante”
Cosa vi aspettate da questa orizzontale di Taormina? “Che il consumatore capisca l’unicità del territorio che il Cerasuolo gode e che sappia distinguere le sfumature disuguaglianti che offrono le macro aree per via delle diverse altitudini che lo diversificano. Ma anche qualcosa di più e ancor più qualificante: quando bevono un vino siciliano non dichiarato, la sua eleganza lo riconduca a evocare un territorio e che questo lo indentifica nel territorio del Cerasuolo. Se non riuscissimo a far questo sarebbe come aver tradito la storia. Perché sin dall’ottocento i trattati parlavano sempre della “grande bevibilità di questo vino fatto col Frappato e il Nero d'Avola…”.