Il 2012 sarà un’annata che difficilmente molti produttori italiani e di gran parte d’Europa dimenticheranno.
Sicuramente così sarà per Andrea Franchetti, produttore di vino diviso tra le vigne che tiene nel cuore della toscana, nella Val d’Orcia, e quelle sulle pendici a nord dell’Etna a Passopisciaro, nel territorio di Castiglione di Sicilia. E non per danni subiti o per produzione compromessa, bensì per un raccolto che lui stesso ha definito “abbondante, in linea con gli anni passati e da cui nasceranno vini eleganti”. Una testimonianza fuori dal coro raccolta durante queste ore che anticipano San Martino, e che ci offre una finestra su due territori lontani, entrambi ai vertici della migliore espressione enologica italiana, uno “storico” e l'altro “emergente” anche se oramai diventato una realtà consolidata per i wine lover di tutto il mondo.
Franchetti ha vissuto un periodo estivo che lo ha fatto tribolare non poco. Oltre ad avere avuto a che fare con un clima che ha messo a dura prova le viti, che ha provato tante aziende a tutte le latitudini del Paese, ha anche subito un incendio scoppiato nei primi giorni di agosto nella sua tenuta di Passopisciaro, e adesso, a conclusione della vendemmia (terminata la scorsa settimana), esce da questa fase del calendario enologico con un animo soddisfatto, contento per la qualità dei vini che ne nasceranno.
Andrea Franchetti
Il motivo di tanta soddisfazione nasce dalle decisioni, rischiose, che ha preso proprio in vigna. Perché Franchetti, nonostante la corsa, più o meno generale, all’anticipo della vendemmia a causa delle alte temperature e della siccità, ha voluto assecondare i tempi della pianta nonostante le condizioni poco favorevoli ad una maturazione ottimale. E ha voluto tenere questa rotta in entrambe le sue tenute, in Toscana e in Sicilia. “Ho preferito lasciare i grappoli sulle piante – ha raccontato Franchetti -. Il grande caldo non ha consentito alla vite di far fare la fotosintesi, ha subito un blocco. Poi con l’arrivo delle piogge di ottobre ha ripreso il ciclo. Bastava aspettare, secondo me è stato un errore anticipare. E infatti, nella nostra tenuta in Toscana abbiamo vendemmiato cominciando dal Merlot, con una tempistica in linea con quella degli anni passati, si è svolta tra settembre e ottobre. Ci aspettiamo vini con pochi zuccheri, eleganti, canonici, austeri ma sono quelli che piacciono a me. E poi ricchissimi di antociani, anzi ne sono stracarichi”. Nella Tenuta di Trinoro, nel senese, Franchetti ha piantato Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot. Da una selezione delle migliori espressioni ottiene il Tenuta di Trinoro per il quale, anche con quest’annata, prevede una produzione di 10 bottiglie. Affianca questo vino le Cupole, di cui Franchetti ne fa 80 mila bottiglie. Entrambe etichette provenienti da una bassa resa, di 45 quintali per ettaro, per nulla intaccata dalle bizzarrie del clima. Così come la resa dei vigneti sull’Etna. Anche quest’anno è rimasta sui 60 quintali per ettaro.
Infatti se il tema di questa vendemmia lanciato da media è stato “poca resa ma buona qualità”, con un 40% in meno di uva, non è stato così per Franchetti: “Non avendo anticipato ha raccolto il cento per cento di uva, lo stesso quantitativo dell’anno scorso – aggiunge -. Anzi, sull’Etna abbiamo aumentato il quantitativo, grazie anche a nuovi approvvigionamenti da vigneti in affitto e alle uve conferiteci dai nostri viticoltori di fiducia, la produzione l’abbiamo aumentata. Siamo passati da 33 mila bottiglie a 55 mila”. La 2012 dell’Etna Franchetti la dichiara “una buona annata”. “Con la pioggerella le uve si sono riprese, secondo me sarà un anno eccezionale. Venivamo da quattro anni di clima piovoso, pioveva molto presto, invece con il 2011 c’è stata una inversione di tendenza. Un grande annata anche quella. E così confermo lo stesso per la 2012. Sicuramente molti miei colleghi che producono sull’Etna saranno concordi. Veramente straordinario. Ogni contrada esprimerà una grande qualità diversa dalla contrada consorella”.
C.d.G.