>E’ una sensazione quasi irreale quella che ti accompagna a Pianetto.
Dalla SS624 Palermo-Sciacca, uscita Altofonte, saranno poco meno di 15 minuti di macchina. Vicinissimo alla città, ed è forse la cantina più vicina a Palermo.
In quell’angolo a 20 km a sud-est della città non c’ero mai stato. Si attraversa un set di alte colline, isolate, in parte brulle e in parte vestite da boschi e giardini; poi un paio di gallerie strette e buie di una ferrovia a scarto ridotto che non c’è più. Uscendo, fitti fazzoletti di verde compongono un panorama seducente, luoghi che – ormai alienato dalla metropoli – non avrei immaginato di vedere. Tanto silenzio.
Sembrerà assurdo ma è proprio il “silenzio” descrittivo che, sino a quel momento, avvolgevano i vini di Baglio di Pianetto. Un silenzio non sempre positivo e che percepivo arrogante, altre volte come un superiore modo di essere per tenersi in disparte, lontano dalla folla. Ma non avevo capito e ci sono volute tre visite per squarciare il velo. Ci sono cose che non si riescono bene a descrivere. Posso però dire che giungendo a Pianetto ho avvertito una forte energia che viene dalla terra e dagli uomini.
Prima di lanciarmi in descrizioni penso al “chi” e al “dove”. Il chi è Paolo Marzotto, nel quale scorgo una ferma passione per la Sicilia, una passione intuibile in due episodi che mi piacciono e che gli invidio molto: un sigaro con Winston Churchill in barca al largo di Taormina, e la vittoria della XII° Giro di Sicilia 1952 su una Ferrari 166 Inter 2000. Non sono un appassionato, ma fare il giro dell’isola in Ferrari, 1.080 km in 11h. 23min. 26 sec. a una media di 94,90 chilometri orari, bene, oggi non ne sarei capace e la cosa mi affascina abbastanza. Leggo dal sito della Targa Florio http://www.targaflorio.info/12giro.htm : “L’incontrastato dominio della Ferrari si conferma anche nella dodicesima edizione del Giro di Sicilia dove il più giovane dei fratelli Marzotto, Paolo, con la piccola Ferrari 166 Inter 2000, emula il fratello e vince il Giro di Sicilia dando cinque minuti alle nuove Lancia Aurelia B20 2000 GT che lo contrastano per tutto il percorso”. Vinse altri due campionati italiani e due campionati del mondo in categoria sport.
Qualche tempo dopo, è il 1997, Paolo Marzotto decide che è il momento di investire in vino e Sicilia, con l’obiettivo di fare meglio di Toscana e Francia. Non lo dice esplicitamente ma s’intuisce tra le righe, soprattutto alla luce dei vitigni impiantati. Poi, di mettere in piena luce il lato migliore di alcuni territori e alcuni straordinari vitigni autoctoni siciliani. Oltre Pianetto si aggiungerà “Baroni”, un comprensorio dall’aura leggendaria a 5 chilometri da Capo Passero, in denominazione “Doc Eloro”, la patria del Nero d’Avola.
Veduta sui vigneti di Baglio di Pianetto
Ricapitolando, 88 ettari a Pianetto/Santa Cristina Gela, di cui 70 ettari a vigna e una parte a oliveto; e circa 60 ettari a Baroni/Pachino di cui 38 a vigneto, per un totale di circa 108 ettari in produzione.
La scelta dei vitigni è fatta senza seguire nessun particolare limite: Insolia, Viognier, Müller-Thurgau, Sauvignon Blanc, Merlot e Petit Verdot a Pianetto, mentre a Baroni Nero d’Avola, Syrah e Moscato di Noto. Il regime è quasi bio: niente concimazioni chimiche. Si vendemmia l’uva in perfetta maturazione a fine agosto e si continua per finire i primi di Ottobre. La produzione si aggira intorno alle 500.000 bottiglie per la vendemmia 2011, con l’obbiettivo di raggiungere 1.200.000 bottiglie nei prossimi cinque anni. Anche il tema delle risorse energetiche è preso a cuore: il tetto della cantina è coperto da pannelli fotovoltaici che producono parte dell’energia necessaria alla cantina, in alcuni periodi dell’anno il saldo è addirittura positivo.
Barriccaia
Paolo Marzotto non è nuovo nel segmento vino e vanta la presenza in un’aziendina del vino di nome Santa Margherita, che – tra l’altro – si fregia della stilizzazione grafica della villa rinascimentale dei Marzotto a Portogruaro. Ma questa è un’altra storia.
Alberto Buratto in vigna
Non so moltissimo di Baglio di Pianetto, ma sono stato spettatore di alcuni brevi e piacevoli episodi che per me hanno segnato lo spessore. Innanzitutto, la prima volta che ho visitato la cantina a Pianetto – l’11 luglio scorso – sono stato accolto da Alberto Buratto, AD dell’azienda, in giacca e cravatta, e con il quale ho fatto un piacevole tour della cantina e un’altrettanto piacevole verticale di Ginolfo, un Viognier di struttura affinato in legno. L’ultima, il 17 settembre, lo stesso Alberto mi accoglieva al volante di un muletto in tenuta da provetto magazziniere con la mano fasciata da un’etichetta. Prova lampante di totale flessibilità e dedizione al lavoro. In quella circostanza ho conosciuto i suoi collaboratori, prima attraverso un iphone con il quale, grazie ad un circuito di telecamere HD, si riesce a scrutare ogni anfratto di cantina giorno e notte; poi dal vivo.
Sempre in quella circostanza, dopo la visita all’azienda, sono stato ospitato per colazione da Ginevra Notarbartolo di Villarosa, nipote di Paolo Marzotto, presso il relais, anzi “AgriRelais” della cantina. La struttura è dedicata ad amici e ospiti ed è operativa dalla primavera del 2005. Il baglio, databile primi dell’800 e già residenza del barone Palizzolo di Ramione, è stato ricostruito e dotato di quindici camere, ristorante, solarium, piscina. E’ l’unico del circuito Relais du Silence in Sicilia. E il tema del silenzio ritorna. Per chi non lo sapesse, è un circuito la cui mission è proporre silenzio e tranquillità a contatto con la natura, quel silenzio necessario alla rigenerazione del corpo e dei pensieri, soprattutto per chi vive in città.
Agri Relais
Un altro divertente episodio, a me caro perché ho individuato per la prima volta il conte. Fui spettatore durante un Vinitaly di una sua richiesta a uno stand di un’altra cantina siciliana più che famosa. Era in elegantissimo abito grigio. Chiese al giovane alla mescita un certo vino, e glielo chiese di nuovo per quasi mezzo bicchiere. Con accento tra il sardo e l’inglese americano il ragazzo chiese al conte in tono frizzoso e squillante, che stava ormai per andare via, se fosse venuto lì a farsi un “cicchetto”. Inizialmente spiazzato e dopo qualche secondo, decise amorevolmente di concedergli risposta. Con un morbido sorriso disse avrebbe avuto piacere di far provare quel meraviglioso vino al suo staff che però stava lavorando intensamente tanto da non potersi allontanare.
L’episodio è occasione per spendere qualche parola sullo staff di Baglio di Pianetto, giovane e motivato, tra cui l’enologo Marco Bernabei, i collaboratori “tecnici” di cantina, Giuseppe Lo Jacono e Alberto Stella.
Come dicevo, la visita è stata seguita dalla degustazione verticale di un vino ottenuto da uve viognier, il Ginolfo. Ginolfo è innanzitutto una roccia argillo-marnosa che si trova in uno strato più profondo del suolo di Pianetto. La vendemmia verde, l’altitudine, il sole, una meticolosa selezione dei grappoli (le raccolte del viognier sono ben tre, per tre livelli di maturazione: una base acida, una maturità tecnica e una surmaturazione), un breve passaggio in barrique di tre mesi, conferiscono al vino fragranze di fiori bianchi, frutta tropicale, pesca gialla, note balsamiche tra cui salvia e citronella, e le tipiche note del legno con vaniglia e caffè tostato. Con l’affinamento il naso evolve e si aggiungono sentori di pistilli di zafferano, note marine, il fumé si sente lieve ma con maggiore precisione.
Di seguito la verticale alla quale hanno partecipato Alberto Buratto, Fabrizio Carrera, Maria Antonietta Pioppo e Manuela Laiacona.
Ginolfo 2006
Sei anni di affinamento sono un lungo periodo che tuttavia ha regalato al vino nuova giovinezza. Il colore è giallo paglierino carico tendente all’oro. Naso elegante, floreale, cenni agrumati e di erbe di campo. Crema di vaniglia. In bocca è vitale e in perfetto equilibrio. Pur strutturato, ha il sopravvento l’armonia dell’affinamento. 90 punti
Ginolfo 2007
Giallo paglierino tendente all’oro. Naso delicato, timido. Netti i profumi di albicocca, miele, rosa bianca, cera; emerge anche una nota muschiata e la fine tostatura. Bocca gradevole, struttura solida. Nel finale, accenni minerali piacevoli con ritorno del muschio. 88 punti
Ginolfo 2008
Giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso, pesca, violetta, agrume maturo, erbe aromatiche, frutta candita e fichi disidratati. Richiami vegetali e ferrosi. Crema al caffè. In bocca è sapido, lungo e dal finale leggermente amarognolo. 87 punti
Ginolfo 2009
Veste giallo paglierino carico, brillante. Inizialmente chiuso, si esprime con incredibile progressione verso la frutta esotica, nespola, pesche sciroppate. Refoli marini, di selce, lime e pane tostato ingentiliscono il naso creando un bouquet di fascino. Bocca sottile ma intensa, lunga persistenza aromatica con finale piccante e minerale, gradevole l’amarognolo. 88 punti
Ginolfo 2010
Il vino, ancora giovanissimo, esprime con veemenza tutta la sua grinta. Alla vista è giallo paglierino carico, luminoso. Al naso, note fruttate di albicocca, pesca bianca, violetta e rosa. Fascinose e inaspettate arrivano dopo qualche istante di pausa le note di pera, lime e gelsomino. Sopraggiungono croissant alla crema e mughetto. In bocca è morbido, con una punta salmastra e un finale avvolgente. Lunga persistenza. Elegante, in certi tratti sontuoso, è un vino perfetto per numeroso piatti importanti della cucina siciliana. 90 punti
Un’ultima curiosità: i siti internet dove consultare le informazioni riguardante i vini e l’azienza dono due. Il primo, http://www.bagliodipianetto.com, è composto e ordinato, è il sito istituzionale. L’altro, http://www.stilesiciliano.com, è invece più dinamico e comunicativo. Sono da visitare entrambi, anche per comprendere la curiosa doppia natura di questa realtà: seria e di nobili origini, dentro ama giocare e divertirsi. Come essere in disaccordo?
Francesco Pensovecchio