di Massimiliano Montes
Grande. Raramente capita di gustare un vino e poterlo istintivamente definire in questo modo, ma il Grillo 2010 di Nino Barraco (nella foto) lo merita: è un grande vino.
Degustato in anteprima in occasione dell’incontro con Jonathan Nossiter svoltosi ai Cantieri Culturali della Zisa il 3 maggio 2012, si è rivelato a dir poco sorprendente. Già in passato i vini di Barraco avevano stupito per le emozioni che erano capaci di suscitare, ma questa volta Nino ha superato se stesso. Complice anche la splendida annata ha creato un piccolo capolavoro.
Di colore giallo dorato intenso, complesso già alla vista. E’ un vino che ti parla, comunica con te al primo sguardo, ti attrae e cerca imperiosamente la tua attenzione. Prendi il calice in mano, lo rigiri, lo ammiri, e cominci a chiederti con curiosità crescente che profumi potrà mai avere quel liquido così intenso e caratteriale.
Al naso è perfetto, in preciso equilibrio. Si apre, con note minerali profonde, intense. Mai scorbutiche o eccessive, di quella mineralità complessa ma composta che si spera sempre di riconoscere in un vino. Minerale, parola sovente abusata, che nei bianchi suggerisce quelle note vagamente idrocarburiche e salmastre, e poi di terra bagnata e selce.
La salinità tipica delle epoche di maturazione precoci del Grillo è, in questa annata, ridotta ai minimi termini. Verosimilmente a causa dell’ottimo andamento climatico che ha accompagnato il ciclo vitale della pianta e di una vendemmia effettuata su uve che avevano raggiunto un eccellente punto di equilibrio tra maturazione zuccherina (o tecnica) e fenolica.
La mineralità di questo vino è perfettamente bilanciata dal frutto, che si staglia deciso, con note di albicocca fresca, mela, pesca bianca, mellone giallo e guaiava, stemperate da una mandorla sottile, insieme ad una florealità di caprifoglio, biancospino e tiglio.
La bevibilità è veramente godereccia, quasi carnosa, con una lieve ma persistente acidità ed una retrolfazione che richiama in toto l’ampio spettro aromatico di apertura.
Dopo aver deglutito ed inspirato col naso è inevitabile un sorriso e la promessa di berne ancora, tanto.
Il territorio.
Sul sito web “La Terra Trema (vini e vignaioli autentici, agricolture periurbane, cibo e poesia dalla terra)”, sulla scheda dedicata alla propria azienda, alla voce “I miei principi e idealità di produttore”, Nino Barraco scrive: “produrre vini naturali e rappresentativi del territorio”.
La filosofia produttiva di Nino concretizza il suo modo di interpretare la vita: fare un vino senza trucchi, vivere senza trucchi. Il vino inteso come strumento attraverso il quale veicolare emozioni, territorio, aromi veri. Ma anche come portabandiera di un’etica, di un modo di vivere sano.
Duna di sabbia dove cresce il Grillo
Il Grillo è figlio di una vigna di due ettari impiantata trentatrè anni addietro su una duna di sabbia, proprio davanti al mare di Triscina, a pochi passi da Campobello di Mazara. Terra rossa ricoperta da una fine sabbia dorata che sembra richiamare incredibilmente il colore del vino. Ad un altitudine di 10m sul livello del mare, 2.800 piante per ettaro sono coltivate manualmente nel pieno rispetto dell’equilibrio microbiologico e dell’ecosistema del territorio. L’uso della chimica è bandito, ed i trattamenti si limitano a composti a base di zolfo e rame. Le uve vengono raccolte a mano a fine agosto.
La vinificazione.
In cantina i grappoli vengono diraspati e gli acini pressati con un torchio verticale. Le bucce vengono lasciate a macerare nel mosto per cinque giorni. La fermentazione avviene spontaneamente, senza inoculo di lieviti selezionati e senza controllo della temperatura. Inutile specificare che la vinificazione avviene nel pieno rispetto della varietà e del territorio, quindi senza prodotti chimici ed enotecnici che snaturano il profilo aromatico originale del mosto-vino.
particolare di un filare della cantina
Il Grillo si affina per otto-nove mesi in acciaio e per ulteriori cinque mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Ne vengono prodotte circa 3500 bottiglie.
L’Azienda.
L’azienda nasce nel febbraio 2004 con l’intenzione di differenziarsi dall’appiattimento verso schemi omologati dal gusto cosidetto “internazionale”. Quando Nino inizia a produrre vino con metodi naturali questa definizione è sconosciuta alla maggioranza dei consumatori. Il vino naturale era un vino d’avanguardia, in un mondo enogastronomico ancorato allo stile “barricato” degli anni ’90: dal vino barricato al vino di Barraco il passo non è breve.
Veduta sul vigneto
L’azienda coltiva otto ettari di cui sette a vigneto ed uno ad uliveto. Di questi, due sono di proprietà e gli altri in affitto. Oltre al Grillo produce Catarratto, Zibibbo secco, Pignatello (o Perricone), Nero d’Avola, ed il “Milocca”, uno squisito vino rosso dolce da uve Nero d’Avola surmature. Complessivamente 18.000 bottiglie di cui nel 2010 vendute 15.000.
Per concludere, mi piace citare un’altra frase di Nino, un suo pensiero sul vino e sul rapporto che lo lega a chi lo produce: “Il vino è frutto della personale e territoriale cronistoria del suo produttore, tale intimo rapporto non permette l’interferenza di tecnici in fase di vinificazione”.
Vini Barraco.
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