Forse non tutti sanno che Napoli non è famosa solo per la classica pizza cotta nel forno a legna.
Il capoluogo partenopeo non ha dato i suoi natali esclusivamente alla celebre pizza margherita anche se è quest’ultima, sicuramente, quella ad aver avuto maggior successo su scala planetaria. Altrettanto antica è, infatti, la “pizza fritta”. Cibo da strada, anzi dei vicoli, per eccellenza. La versione originale è quella che potete ammirare nelle foto, da non confondere con la versione più comune offerta dalla stragrande maggioranza delle rosticcerie del capoluogo campano (una versione di dimensioni notevolmente più ridotte, dall’impasto diverso e dal ripieno decisamente meno interessante che, di solito, prevede la sola ricotta o solo verdura, scarole).
Pizza fritta, dettaglio del ripieno
Nella versione originale, invece, il ripieno segue due distinte scuole di pensiero: la prima, più accreditata, parla solo di provola ricotta e pomodoro, la seconda prevede l’aggiunta dei cic(ci)oli di maiale. Per me è la seconda la più caratteristica e saporita. La preferisco e rappresenta, per me, la vera pizza fritta. Di solito il ripieno viene adagiato tra due dischi di pasta di medie dimensioni. Il tutto viene immerso in dei grossi pentoloni dove, durante la cottura, si gonfia d’aria al suo interno assumendo le sue sembianze definitive. Successivamente praticando dei buchi qua e là si fa fuorisuscire l’aria calda e si può cominciare a mangiarla facendo ben attenzione a non “ustionarsi” il palato. Non è assolutamente una preparazione leggera, sopratutto per via della deficitaria qualità dell’olio che viene solitamente impiegato, ed è, quindi, preferibile mangiarla non più tardi di metà mattinata in modo da avere tutta la giornata a disposizione per metabolizzarla. Ed è propro in quell’orario di mezzo che è possibile vedere calare dai balconi dei palazzi il panierino per farsi recapitare a domicilio questo non proprio delicatissimo spuntino mattutino. Io ci vado alle 7.00 del mattino, invece, perché mi piace cominciare la giornata così, soprattutto in giorni di festa come la vigilia di Natale e di Capodanno.
Purtoppo sono sempre meno i posti dove la si può mangiare mentre sono molte le pizzerie tradizionali che l’hanno riscoperta e la ripropongono quasi sempre, però, in versioni, seppur lievemente, riviste e corrette. Io consiglio di mangiarla da uno “specialista”, cioè da chi fa solo la versione fritta, anche se si trova in zone non proprio e non sempre “accessibili” soprattutto per chi di Napoli non è.
La Masardona rimane il mio locale di riferimento (ma a quanto pare non solo il mio, a giudicare dalla pagina facebook e le migliaia di fan in tutto il mondo). Nonostante l’ambiente rigorosamente spartano, ci sono degli sgabelli su cui sedersi ed un mensola lungo le pareti sul quale poggiarsi per maneggiare con cura la non facile traboccante prelibatezza. Amici siciliani tappatevi le orecchie perché il locale offre, da sempre, per acompagnarla un bicchierino di Marsala all’uovo, io di solito cerco di deviare su una semplice birra.
Per chi non riuscisse ad affrontare, infine, la pizza fritta intera può chiedere ad Enzo Piccirillo, patron del locale giunto alla terza generazione, un “battilocchio” preparato con un solo disco d’impasto al posto di due. La forma cambia (dalle sembianze di un astronave volante si trasforma in un razzo missile) ma non la sostanza. Un giorno la settimana (fino a qualche tempo fa, il giovedì) la Masardona prepara un altro manicaretto tradizionale, ormai, in via d’estinzione: il tortaniello nel quartiere chiamato, volgarmente o’puorc’, un pagnottiello ripieno di uova, cicoli, ‘nzogna (sugna=grasso di maiale) e pepe con una spruzzata di formaggio romano. Un tortino, in realtà preparazione tipica del periodo pasquale, a tutti gli effetti ma di dimensioni mini, disponibile tutto l’anno. Se volete, poi, sedervi più comodamente vi consiglio altri due posti segnalati sempre tra i Locali da Gourmet: da Pellone e da De’Figliole. Due pizzerie di cui, spero, tornare a parlarvi presto su queste stesse pagine.
Fab.Ci.
La “Masardona” di Piccirillo Vincenzo
Via Capaccio Giulio Cesare, 27
Tel. 081. 281057
(quartiere Case Nuove, adiacenze ospedale Loreto Mare)