Da sinistra Graziano Nicosia (Cantine Nicosia),Flora Mondello Gaglio (Gaglio Vignaioli),
Leoluca Pollara (Principe di Corleone), Marco Fina (FinaVini),
Giuseppe Lo Leggio (Az. Agr. Milazzo), Elena Aiello Graci (Az. Graci),
Sebastiano Licciardello (Tenuta Monte Gorna),Vincenzo Leone (Terre di Giafar),
Laura Doro (Az. Martinez), Maria Chiara Bellina (Az. Pellegrino),
Benedetto Alessandro (Alessandro di Camporeale),
Matteo Catania (Az. Agr. Gulfi), Federica Rossodivita (Duca di Salaparuta)
Oggi è il giorno della nouvelle vague siciliana al Vinitaly. L’incontro con i giovani del vino siciliano ha acceso i riflettori sul futuro del comparto e svelato una nuova forza fatta di poche chiacchiere e molti fatti.
Così da Marsala all’Etna, passando per il resto dei tanti territori dell’Isola, si sono riuniti gli under 30 che vogliono scommettere sul territorio e fare la loro parte nei mercati.
La degustazione organizzata da Cronache di Gusto è stata l’occasione per unire questo gruppo di ragazzi e sentire cosa hanno da dire sui loro progetti e le loro storie. Hanno raccontato come sono arrivati al mondo del vino, sebbene la maggior parte siano figli d’arte. Una rosa di quindici prodigi che sta proseguendo il percorso formativo nell’azienda della famiglia.
Sulla Sicilia del vino del domani presentata da Cronache di Gusto ne ha parlato anche oggi il Corriere della Sera nello speciale vino, oggi in edicola, dedicato al Vinitaly in un articolo firmato da Marisa Fumagalli.
Ciacuno dei ragazzi ha portato un vino rappresentativo della propria azienda e lo ha raccontato da un punto di vista diverso, quello di giovani che stanno attenti alle tendenze di consumo tenendo come parametro o valore loro trasmesso la qualità e l’identità del territorio.
Giuseppe Lo Leggio il suo futuro ha deciso di costruirlo nell’azienda de nonno Giuseppe Milazzo patron dell’Azienda Agricola Milazzo. “Produrre vino significa produrre qualcosa che mi rappresenti. Per trasmettere anche un domani i valori che mi sono stati dati dalla famiglia, che sono i valori del vino”.
Marco Fina è la nuova generazione di Fina Vini. “Non potevo che occuparmi di vino, sono stato cresciuto da un padre enologo. L’azienda è come una sorella minore. Nata con me, venti anni fa. Vedo il consumo del vino crescere dal punto di vista della qualità. Sta crescendo la cultura del vino. E la mia missione è quella di diffonderla con i nostri vini”.
Arianna Occhipinti, è l’under 30 che ultimamente sta rappresentando la Sicilia nel mondo inizia il suo percorso per caso e proprio dal Vinitaly. “Avevo 17 anni quando accompagnai mio zio Giusto (Giusto Occhipinti produttore della cantina Cos di Vittoria). Lo aiutavo a servire il vino e mi stupì vedere così tanta gente appassionarsi di vino. Questo mi portò ad incuriosirmi a mia volta così un anno dopo la scelta del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia fu automatica. Sono partita con appena un ettaro di vigneto dopo i miei studi, oggi la mia azienda ne conta quasi 17. Adesso sto attraversando una fase delicata. Devo riflettere su tutto quello che ho fatto in questi 8 anni. Ma sempre con l’obiettivo di mantenere fresca l’immagine della mia azienda”.
Flora Mondello di Gaglio Vignaioli nasce come architetto ma decide di seguire le donne della sua famiglia che gestiscono la cantina. “La nostra è un’azienda al femminile. E non possiamo non lavorare per valorizzare attraverso i nostri vini il carattere femminile che ha questa terra”.
Leoluca Pollara approderà nell’azienda di famiglia Principe di Corleone. Nel frattempo si sta facendo le ossa in Toscana, presso uno dei brand più altisonanti del vino nazionale, Frescobaldi, e si occupa di marketing. “Mi sono laureato in economia aziendale ma il mio futuro lo vedo nell’azienda, nella mia terra”.
Sebastiano Licciardello di Tenute Monte Gorna è un altro giovane architetto che ha finito di occuparsi di vino. “Nella produzione del vino gli studi di architettura servono. Perché rigore e stile sono fondamentali anche in questo ambito. Ma il vino va riscoperto, soprattutto in zone dove è scomparso e che hanno potenzialità”.
Elena Aello Graci affianca il fratello Alberto nella conduzione della cantina e si occupa di tutto, o almeno così cerca di fare come ammette. “Mi è venuto naturale accompagnare mio fratello in questo progetto nato nel 2004 e in una terra così splendida come è l’Etna. Il nostro obiettivo è quello di rimanere una piccola cantina, con una piccola produzione, anche se il lavoro è molto più rischioso e i margini di guadagno non così alti. Ma è il modo per noi migliore per valorizzare il nostro territorio”.
Benedetto Alessandro è appena tornato da New York e adesso seguirà le orme del padre e degli zii nella cantina Alessandro di Camporeale in provincia di Palermo. Si occuperà di marketing. Sul consumo del vino riporta la sua esperienza negli States: “A New York la gente spende di più, si beve meglio a più alti livelli perché educata a spendere di più”.
Matteo Catania proviene dagli studi d’arte ma segue come commerciale l’azienda del padre Gulfi. “Bisogna comunicare, comunicare, comunicare. Non ci stupiamo se poi all’estero appena presentiamo un Nero d’Avola subito chiedono il prezzo, mentre se un piemontese presenta il suo vino non succede. Si deve comunicare la storia e il territorio che c’è dientro ad un vino. Io penso che possa esserci un rinascimento del vino”.
Federica Rossodivita lavora alla Duca di Salaparuta e si accosta al mondo del vino da consumatrice. “Mi piaceva bere e apprezzare il vino, poi ho voluto fare il corso Ais. Una breve parentesi mi ha portato a lavorare per la Nestlè. Nella cantina vorrei un domani occuparmi del commerciale. Penso che sia importante metterci la faccia, solo facendo così si può vedere allora il vino realmente spiccare”.
Vincenzo Leone è un giovane enologo che segue anche altre cantine, oltre Terre di Giafar. Approda al vino dopo gli studi classici. Ho scelto di fare gli studi di enologia a Marsala per trovare le origini della mia terra, non serve andare fuori quando qui abbiamo tanto. Il problema è che in Sicilia abbiamo avuto pochi maestri. Ci sono poche aperture, per fortuna le cose stanno cambiando grazie anche ad una collaborazione tra noi giovani enologi”.
Laura Doro è la nuova generazione delle cantine Martinez e si occupa di pubblicità e comunicazione. “Curo l’immagine della mia cantina. Sono nata con il vino ma è stato il Marsala ad avermi incantato. Ho subito il fascino di questo prodotto. E dico che bisogna rieducare il consumatore. Per me è un vino che è motivo d’orgolio non solo per noi siciliani ma per tutti gli italiani. Il mio futuro vorrei dedicarlo al futuro di questo vino”:
Mariachiara Bellina è il volto che rappresenta la sesta generazione del colosso siciliano Cantine Pellegrino. A soli 25 anni le idee le idee le ha più che chiare. “Il mio obiettivo è quello di portare aria di novità in azienda. E riportare sotto una luce di versa il Marsala, lo stiamo già facendo, anche se da poco, con una nuova campagna che propone questo vino per i cocktail. In cantina trovo tutto stimolante anche il confronto con la V° e IV° generazione, a volte ci scorniamo e a volte mi assecondano, perché nel vino bisogna anche osare”.
Graziano Nicosia è solo uno dei giovani della cantina Nicosia. Età media 34 anni. Per lui il punto di riferimento è il territorio. “Quando vado fuori l’Etna rimane il mio caposaldo. Il territorio, il proprio territorio deve essere la carta d’identità con cui ci presentiamo. E diventa anche elemento di paragone indispensabile per misurarci con gli altri”.
La degustazione è stata realizzata in collaborazione con l’Irvos (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia).
C.d.G.