Vogliamo valorizzare il cavolo. Vogliamo mangiarne tantissimo. Vogliamo sdoganarlo linguisticamente.
E dargli un posto d’onore a tavola nel momento migliore dell’anno per quest’ortaggio: l’inverno, quando raggiunge la sua massima espressione. E lo facciamo con un’iniziativa che mette insieme alcune decine di ristoranti sparsi per tutta Italia. Cronache di Gusto vara «I giorni del cavolo».
Da oggi i ristoranti e le trattorie che aderiscono alla nostra iniziativa proporranno nei propri menu piatti dove il cavolo e i suoi affini sono protagonisti. Piatti, è bene dirlo, proposti a un prezzo politico, un po’ meno quindi del costo medio dei pasti proposti dal singolo locale. Dal Piemonte alla Sicilia vogliamo fare del cavolo un ortaggio che concilia salute, piacere e finanze. Ma con l’obiettivo di divertirci e di sperare che in tanti decidano di aderire alla nostra iniziativa e che in tantissimi decidano di mangiare cavoli a pranzo o a cena.
Cronache di Gusto ha pubblicato l’elenco dei locali che hanno aderito con le ricette da loro proposte (consultabili cliccando sul banner, in home page, I giorni del Cavolo). Saranno identificabili con una vetrofania che ricorda la nostra iniziativa. Inoltre gli avventori troveranno (fino ad esaurimento) un depliant che spiega «I giorni del cavolo» con l’ausilio di nutrizionisti e linguisti. Eh sì, anche esperti di lingua italiana perché vogliamo sapere come mai il cavolo sia diventato un termine per insultare, per rimproverare, e chi più ne ha più ne metta.
Senza dimenticare il piacere di mangiare un bel piatto di cavolfiore o di cavolo verza o di cavolo cappuccio o di tutti i «parenti» che appartengono alla grande famiglia di quest’ortaggio.
F.C.