Non solo vino. Al Vinitaly c’è un padiglione dedicato alla birra e il birrificio artigianale di Cinisi, in provincia di Palermo, Bruno Ribadi, presenta il suo progetto dedicato al capoluogo e a Catania. Due città eternamente rivali, unite ora da queste birre.
E degustarle è un’esperienza, così come osservare le etichette. Da un lato i colori del Palermo Calcio, il rosa e il nero. Si chiama Palermo Alè la referenza per il capoluogo siciliano, come un richiamo al coro che accompagna la squadra durante le partite. E ancora il teatro Massimo e Santa Rosalia, i simboli che rappresentano la città. E poi la Red Etna, quella dedicata a Catania, con etichetta di color rosso fuoco. Di sfondo il vulcano più alto d’Europa che esplode con la bottiglia Bruno Ribadi e ovviamente il simbolo: l’elefante. A ognuna di queste birre è dedicato un sapore diverso: per quella dedicata a Palermo il pompelmo, per quella di Catania il fico d’india Dop dell’Etna.
“Abbiamo voluto lanciare queste due birre al Vinitaly – racconta il patron, Giuseppe Biundo – perché la birra deve avere pari dignità del vino. La nostra terra ci ha dato tanto sia per i prodotti che per il clima. E così vogliamo rendere omaggio attraverso le birre. Si gioca sulla rivalità, perché dobbiamo sempre ricordarci che quando andiamo fuori dall’Italia la Sicilia è unica, a prescindere dal campanilismo che deve rimanere un gioco tra le due città, dal derby calcistico alla disputa tra arancino e arancina. E noi siamo pronti a fare la nostra parte, rimarcando l’unità del nostro territorio”.
Presente alla presentazione e degustazione anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: “Derby? Quello calcistico lo abbiamo già vinto – ha detto ridendo – La birra sta o può stare allo sviluppo della Sicilia come è successo per il vino. Sono da ammirare iniziative di qualità sul territorio di persone che hanno fatto rete con una proposta commerciale per cercare di distribuire il prodotto siciliano in luoghi più vasti. Le esperienze autoprodotte della piccola e media impresa si moltiplicano e oggi più che mai i soldi si guadagnano facendo impresa, superando la stagione dell’assistenzialismo a favore del protagonismo. È un periodo che stiamo vivendo con l’olio e sono convinto lo potremo vivere con la birra”.
È d’accordo anche Teo Musso, presidente Consorzio Birra Italiana: “La birra artigianale ha fatto una rivoluzione importantissima e ha fatto capire che le interpretazioni della birra sono infinite. I produttori di birra artigianale devono lavorare con materie prime che arrivano dal territorio, proprio come accade per questi due nuovi prodotti”. Ad accompagnare la degustazione i prodotti del progetto solidale della focaccia Panatè che coinvolge quattro carceri e che insegna un mestiere a chi sta scontando la sua pena.