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Eventi e iniziative

Vinitaly 2025, si comincia: “Dazi? Niente panico”

06 Aprile 2025
Un momento del talk inaugurale di Vinitaly 2025 Un momento del talk inaugurale di Vinitaly 2025

Sala del palaExpo stracolma per l’inaugurazione ufficiale del Vinitaly 2025. Sul palco, il padrone di casa, Federico Bricolo, presidente di Veronafiere: “Sarà un grande Vinitaly – dice dal palco – E lo dicono i numeri: 18 padiglioni, 4 mila espositori, 100 mila metri quadrati di superficie espositiva e la presenza di 3 mila buyer provenienti da 140 paesi. Oltre a degustazioni, masterclass di altissima qualità e focus su temi specifici, come i vini biologici, vini in anfora, raw wine e i vini senza alcol. Lo ribadiamo: Vinitaly è la fiera sul vino italiano più importante al mondo”. Che però, quest’anno dovrà affrontare alcune tematiche molto spinose, come i dazi: “Sono convinto che sia giusto criticare la politica quando serve – prosegue Bricolo – ma bisogna dare merito quando è giusto. Abbiamo fatto l’anteprima della manifestazione a Bruxelles e abbiamo avuto il sostegno da parte di tutti, segno che il vino non ha colori politici”. E i dazi? “Un problema che di certo non va sottovalutato – dice – ma che riguarda tutti i produttori di vino del mondo. Italia deve affrontare il problema come ha fatto per altre questioni. E sono certo che lo farà alla grande”.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Verona Damiano Tommasi e del presidente della provincia di Verona Flavio Massimo Pasini, l’intervento di Antonella Sberna, vice presidente del parlamento europeo: “Vinitaly fa un grande lavoro di promozione del nostro vino – dice – Una bottiglia su 5 nel mondo è prodotta nei nostri territori ed è un segnale di grande ricchezza culturale. Ci vuole adesso tanta tutela per questi prodotti. Ma dazi e burocrazia non sono la giusta direzione da prendere”. Sul palco poi il turno di un talk con ben tre ministri: Luca Ciriani (rapporti con il Parlamento della Repubblica italiana), Alessandro Giuli (Cultura), Adolfo Urso (imprese e del made in Italy), insieme a Bricolo, Marzia Varvaglione (neo presidente del Ceev), Matteo Zoppas (presidente di Ice) e Luca Zaia (presidente della Regione Veneto).

I dazi, per la Varvaglione, “daranno un contraccolpo non indifferente alle imprese italiane ed europee. La soluzione è pensare tutti alla stessa cosa, non fare i muro contro muro e no assolutamente alle guerre commerciali. Ogni dollaro movimentato in Italia si traduce in 4,5 dollari su suolo americano. A perderci, dunque, saremo entrambi. Dobbiamo iniziare una serie di dialoghi, essere molto aperti e cercare di snellire la burocrazia”. Per il ministro Ciriani, il vino “è una cosa troppo importante, tanto che la definisco civiltà del vino”, mentre Giuli cita Omero nel suo intervento: “Definiva il mare nero come il vino – dice – Se non ci fosse il vino mancherebbe una parte fondamentale della cultura universale. Sono certo che il vino vincerà contro i dazi. Non possiamo criminalizzarlo. Ha una importanza enorme in tutte le forme di cultura”. Poi tocca a Urso. Un intervento “fiume” che stravolge l’intera scaletta della cerimonia inaugurale e costringe il presidente Zaia a chiudere rapidamente. “Nei momenti difficili l’Italia cresce più degli altri paesi – dice il ministro – Dobbiamo cercare con l’Europa di creare nuovi accordi di libero scambio. Penso a paesi come l’India, il Sud-est asiatico, l’Australia, i paesi arabi e il Mercosur”. Poi ripete il mantra: “Dazi? Niente panico – dice – Se l’Europa reagisse con dazi di ritorsione, ci sarebbe una mancata crescita per l’Europa di 0,5 per cento. Lo dice la Banca Centrale europea. Non servono reazioni di pancia, ma di cervello. Si deve proporre la “descalation”, come hanno fatto altri paesi. Sarebbe una risposta saggia dire all’America “noi ti riduciamo i dazi”. Oggi è un po’ difficile da immaginare, ma credo che sia la via maestra da seguire”.

In chiusura Zaia che non manca di sottolineare i record del “suo” Veneto: “Non possiamo dichiarare guerra agli Stati Uniti e isolarci – dice – Loro sono sempre stati nostri compagni di viaggio. E io sto parlando anche dei miei produttori che da soli esportano il 37 % del vino nazionale, con quasi 3 miliardi di valore. E 600 milioni di questi finiscono negli Stati Uniti”.