“La prima considerazione è che i dazi introdotti sono diversi da quelli che ci si immaginava, non tanto nell’entità quanto nel fatto che sono differenti nazione per nazione”.
Inizia così l’analisi di Marco Baccaglio, fondatore de I numeri del Vino, contattato dalla nostra redazione per commentare le decisioni dell’amministrazione Trump sui dazi alle esportazioni.
“Nel mondo del vino e degli spiriti il risultato è meno peggio di quello che ci si aspettava. Gli Usa sono grandi esportatori verso Canada e Messico, due esportatori salvati, e non hanno nessun dazio aggiuntivo rispetto a quello che era stato annunciato in precedenza. Per quanto riguarda il vino la conclusione non è differente. Se guardiamo l’andamento borsistico di oggi, le aziende chiudono in positivo, anche l’italiana Italian Wine Brand chiude a rialzo”.
Come sottolineato da Baccaglio, la vera novità da tenere in considerazione è la differenziazione dei dazi a seconda dei Paesi esportatori. Mentre l’Europa si trova a fronteggiare un dazio del 20%, altri produttori come Australia, Nuova Zelanda, Cile e Argentina beneficiano di dazi più bassi, pari al 10%. Questo squilibrio potrebbe dare loro un vantaggio competitivo sui mercati statunitensi, specialmente nelle fasce più basse di mercato, dove i consumatori americani potrebbero preferire vini più economici provenienti da questi Paesi piuttosto che quelli europei.
“Il prodotto europeo è destinato a perdere nelle fasce basse quote di mercato rispetto a questi produttori che diventano più competitivi. Dal 9 aprile le tariffe saranno implementate e questo lascia spazio a negoziazioni. Quello che sarà è molto difficile da dire”.
“Probabilmente – continua ancora – non sarà un tema per il Barolo, ma un vino bianco di media qualità che viene venduto negli Usa a 25 dollari a bottiglia potrebbe risentire di questo aumento”.
Per lui immaginare che il vino importato dall’estero negli Usa sia sostituito dal vino statunitense è difficile. “I prezzi aumenteranno, i volumi scenderanno. A perderci saranno i consumatori americani”. L’effetto principale dei dazi sarà, quindi, un aumento dei prezzi e una diminuzione dei consumi, con i principali danni che ricadranno sui consumatori statunitensi. D’altro canto, però, gli Stati Uniti incassano i dazi sulle importazioni, il che limita l’effettivo danno economico per l’economia americana.