Un valore totale delle esportazioni che ha raggiunto i 43,5 miliardi di yen con numeri da record in 80 paesi, pari a un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. È sakè mania.
L’alcolico da fermentazione giapponese sta diventando sempre più un punto di riferimento della mixology internazionale, tanto da entrare lo scorso dicembre nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.
I dati arrivano dalla Japan Sake and Shochu Makers Association e, come riporta Il Sole 24 Ore, parlano chiaro: nel 2011 il nostro Paese importava dal Giappone 74mila litri di sakè, nel 2024 sono diventati 384mila. Si parla del 180% di incremento delle vendite. Già nel 2018, l’Italia aveva superato il Regno Unito, diventando il primo paese europeo per importazioni di sake, con oltre 388.000 litri consumati. Nonostante il leggero calo, tuttora è tra i Paesi europei con import maggiore, in un testa a testa con il Regno unito.
Il giro di affari si attesta inoltre a 269 milioni di euro. Ci si aspetta che il mercato globale del sakè raggiunga i 10,7 miliardi di dollari entro il 2028 e in Europa la domanda non è mai stata così alta.