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Vino e dintorni

Il Consorzio Franciacorta festeggia 35 anni. E l’assemblea approva le Uga

06 Marzo 2025
Da sinistra Alessandro Masnaghetti, Essi Avellan, Attilio Scienza, Amy Wislocki, Silvano Brescianini, Isabella Ghiglieno e Luisa Mattedi Da sinistra Alessandro Masnaghetti, Essi Avellan, Attilio Scienza, Amy Wislocki, Silvano Brescianini, Isabella Ghiglieno e Luisa Mattedi

Il Consorzio Franciacorta compie 35 anni e festeggia dal 5 al 7 marzo con una tre giorni di eventi per incontrare gli stakeholder e celebrare il settore. Oltre 120 cantine, più di 200 soci coinvolti nella filiera. In 15 anni l’export di bottiglie nel mondo cresce del 130%. Oggi su una superficie totale di 20.370 ettari distribuiti su 19 comuni, la superficie vitata è pari a 3.634 ettari. 

Ed è di ieri l’approvazione delle Uga (unità geografiche aggiuntive) nell’assemblea del Consorzio. Ora il dossier, con l’aggiunta della 135esima Uga Tesa a Gassago passa a Regione Lombardia. Gli step successivi saranno il ministero e successivamente Bruxelles. 

Le prime bottiglie non ci saranno prima del 2030, così come dichiarato dal presidente Silvano Brescianini, in scadenza di mandato. Le prossime elezioni saranno a maggio ma l’attuale presidente, alla sua seconda avventura, non potrà ricandidarsi. 

Durante una conferenza stampa, Denis Pantini di Nomisma ha mostrato i dati sugli studi di Franciacorta: dalle ultime analisi il 95% conosce Franciacorta mentre il 61% l’ha consumato. I numeri parlano di maggiore attenzione alla qualità, interesse a scoprire vini di differenti regione, attenzione alla salute e anche ai vini green. Quello che emerge, però, è una mancanza di conoscenza da parte dei consumatori della storia del prodotto. 

“Siamo abituati – dice Brescianini- a vivere nella storia e nella bellezza ma dobbiamo imparare a comunicarla meglio. Lavoreremo certamente in questo. Negli ultimi 10 anni dicono spesso che i nostri competitor siano Prosecco e Champagne ma dobbiamo capire che i nostri principali competitor sono i non consumatori di vino. Non è tanto una questione di varietà, ma è un problema di un consumatore che abbia la cultura e che chieda maggiore conoscenza del vino”. 

La prospettiva per i prossimi anni? “La terza generazione di Franciacorta. Oggi – conclude Brescianini – ci sono 20enni che iniziano a lavorare e che crescono in un mondo più evoluto e portano il prodotto sulle tavole internazionali”.

 

La vocazione

Durane l’incontro anche il professore Attilio Scienza ha parlato sul palco: “Vocazione è un claim, la parola magica. Vocazione significa chiamata ma c’è una parte, quella definita ontologica, che è il contenuto di una persona in sé. Franciacorta ha vocazione perché esiste ma non è spiegabile con parametri oggettivi. L’avvicinarsi a un territorio dell’uomo è sempre violento, di conquista ma dimentichiamo spesso qual è l’essenzialità. In alcuni territori si è stressato il territorio, adattandolo al mercato perché non tutti i territori sono fatti per fare vini”.

Scienza insiste sul concetto di vocazione: “Qui c’è un concetto vero di vocazione. Noi abbiamo impostato la viticoltura sulle emergenze, prima si riusciva a vendere bene vino chi era vicino a strade e porti: pensiamo agli anni ’70 quando l’Italia del Nord aveva problemi a far maturare le uve. La viticoltura era impostata su quel modello viticolo che oggi non è cambiato. Non abbiamo capito che la vocazione è un fatto dinamico. La vite ha impiegato 50 milioni di anni per evolvere, ma senza una pianta accanto non si va avanti. Tutte le viticolture intensive con schemi di 50 anni fa vanno cambiate”.