Se dieci anni fa la produzione di olio extravergine d’oliva in Sicilia arrivava a 45mila tonnellate, oggi la situazione nell’Isola è completamente diversa e non si superano le 22mila tonnellate. Il quantitativo si è praticamente dimezzato. Un dato significativo di come le cose sono cambiate e dei problemi dell’offerta che non riesce a soddisfare la domanda. Perché ormai è chiaro che di olio siciliano c’è una richiesta crescente da molti mercati.
Ed è per questa ragione che al Sol2Expo di Verona alcuni presidenti dei Consorzi di olio siciliani hanno incontrato l’assessore all’Agricoltura Salvatore Barbagallo con una richiesta: un nuovo piano olivicolo regionale.
È stato chiesto da Mario Terrasi, presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio IGP Sicilia, Giuseppe Arezzo, Consorzio di tutela dell’olio extra vergine d’oliva DOP Monti Iblei e Giosuè Catania, presidente del Consorzio di Tutela Olio DOP Monte Etna, insieme a Giuseppe Cicero, capo panel dell’Acap e uno dei massimi esperti di olio nell’isola.
Un incontro in cui è stata fatta la richiesta ufficiale: avere un piano che possa aiutare a potenziare la filiera dell’olio d’oliva, a 30 anni dall’ultimo piano varato dalla Regione.
Il piano olivicolo servirebbe per tentare di risolvere le criticità la cui soluzione oggi non è più rinviabile. Per esempio la piattaforma varietale che deve essere valorizzata al massimo del suo potenziale attraverso lo studio delle cultivar classiche (sono sette e sono Biancolilla, Tonda Iblea, Moresca, Nocellara Etnea, Cerasuola, Giarraffa e Nocellara del Belice) e di quelle rare su cui c’è grande interesse su cui investire stimolando l’attività vivaistica. E ancora, serve dare un criterio di evoluzione più importante al produttore per fargli fare piani di produzione più razionali dal punto di vista dell’irrigazione, della potatura e dell’innovazione nei frantoi. Il piano olivicolo che deve riguardare la filiera dal vivaismo alla bottiglia toccando questi punti per indirizzare l’olivicoltura a raggiungere quello che ha perso negli anni. Tra l’altro, durante l’incontro è emerso anche quanto il cambiamento climatico sta modificando le aspettative della filiera dell’olio d’oliva.
Giosuè Catania, per esempio, ha ricordato che oggi l’ulivicultura in Sicilia si divide in due grandi parti: la prima quella che riguarda le zone altamente vocate che hanno la necessità di migliorare e potenziare la produzione attraverso nuovi impianti e/o nuove tecniche di coltivazione; la seconda, invece, è quella che riguarda la cosiddetta ulivicoltura eroica in quelle zone prettamente montuose, per esempio in provincia di Messina tra Nebrodi e Peloritani che ha un carattere di valore paesaggistico, diremmo quasi monumentale. Ecco, il piano olivicolo servirebbe a dare un indirizzo di sviluppo e di sostegno che tenga conto di questi due mondi simili seppur diversi.
L’assessore ha assicurato un dialogo ed entro qualche settimana delle linee guida da trasmettere alla filiera. Non si parla di norme ma di punti di indirizzo per provare ad andare incontro alle richieste dei Consorzi.