Da prodotto sperimentale a grande classico e autentico pilastro della propria scuderia d’appartenenza. È la storia della Gnasci, una tra le etichette firmate a Sassello (caratteristico borgo sull’alta collina savonese) da Luca Rossi, fondatore e titolare del marchio El Issor: attività che ha avviato nel 2011 e di cui è al timone, affiancato e supportato dalla famiglia. Molte le proprie creature verso le quali nutre un affetto particolare: quella ligure è infatti una gamma nelle quale lo spirito del suo produttore si riflette in modo forte e diffuso, improntando di sé un po’ tutto il repertorio. Eppure la vicenda della Gnasci possiede qualcosa di davvero particolare: tanto da poterla battezzare, per il proprio genitore, come una delle sue birre dell’anima…
LA GENESI
Quello che rende unico il cammino della Gnasci è l’indirizzo che ha assunto, spontaneamente, dopo il suo esordio, datato 2015. Il progetto era stato quello di offrire una bevuta da poter sbocciare con soddisfazione nelle giornate soggette all’assedio dei rigori invernali; insomma, l’idea di partenza era quella di una cosiddetta birra di Natale: lo stesso nome d’arte (forse derivante dal latino gnascor, cioè derivare, discendere) ha a che fare con il senso della natività. E quindi i fondamentali della ricetta ricalcarono, e ricalcano tutt’oggi, questo tipo d’intenzione: “Per dirla in due parole”, spiega Luca, “si pensò a un’alta gradazione di stampo belga: con il lievito a scatenarsi nello spargere aromi in quantità; e con una speziatura tipica, per quella scuola brassicola, affidata a una manciata di coriandolo in semi. In più, una spolverata di malto affumicato su fuoco di torba, con cui articolare ulteriormente il ventaglio delle sensazioni regalate dal sorseggio”. Ebbene, il punto è che non solo quella proposta piacque alla platea; ma che piacque così tanto da consentirle di smarcarsi subito dal ruolo di esclusiva stagionale: diventando, prosegue Luca “un prodotto per noi indispensabile. Attualmente ne sforniamo circa 200 ettolitri anno, anche perché rappresenta la base per altre tre referenze: la Agriotta (una Tripel alle amarene), la Sessiga (una Italian Grape Ale con uva Rossese) e la Elatan-rrik (una Tripel affinata in barrique, caratterizzata da un voluto concorso fermentativo di lieviti selvatici)”.
IL DNA E IL TEMPERAMENTO SENSORIALE
Sotto il profilo dell’inquadramento stilistico, la Gnasci può essere classificata come una Spiced Tripel. La ricetta infatti prevede una miscela secca da malti Pils e Peated (giusto un tocco); gettate di Styrian Golding e Styrian Wolf in luppolatura (essa stessa peraltro contenuta, specie in amaro: appena 30 le IBU); un’aggiunta, come detto, di coriandolo in semi a fine bollitura del mosto; e, in tino di fermentazione, l’inoculo di lievito Trappist, lasciato correre a temperature alquanto baldanzose. Risultato al banco d’assaggio? Un colore dorato pieno, innervato da omogenee velature e bordato da fitta schiuma avorio. Un bouquet aromatico che stupisce, intrecciando termicità alcolica (ben 9.2 i gradi) e freschezza aromatica: in particolare con temi quali pasta frolla, frutta matura (pera), fiori di vario genere (sambuco, ad esempio) e agrumi (arancia, oltre l’ovvio coriandolo). Infine, un’altrettanto sorprendente bevuta, “in virtù – dice ancora Luca – della sua facile fruizione: pericolosa, certo, ma facile”. Eh, già, perché il suo slancio etilico si dichiara soltanto nel calore della deglutizione; dissimulandosi, per il resto, dietro le cortine di una corporatura longilinea, di una carbonazione guizzante, di un finale secco e pulito, dalla timbrica bittersweet.
ABBINAMENTO, ANZI ABBINAMENTI
Vigorosa, ben equipaggiata sia in spinta alcolica sia bollicina, nonché tendenzialmente morbida, la Gnasci rivela, in tavola, notevole duttilità. A suo agio con formaggi fino a stagionati, salumi anche notevolmente sapidi, primi e secondi a base di carne, la birra dà il meglio di sé quando anche il piatto-partner esprime, come lei, un tocco di affumicatura: risotto funghi e speck, per portare solo un esempio. Quanto agli abbinamenti immateriali, con così tanto Belgio in quel calice, perché non sorseggiarlo comodi in divano, guardando un bel film, a sua volta in sintonia con le atmosfere del Paese? Tra i molti da poter suggerire, ne scegliamo uno: In Bruges (distribuito in Italia con il sottotitolo La coscienza dell’assassino), uscito nel 2008 e magistralmente interpretato da un cast di gran calibro, nel quale tra altri troviamo Raph Fiennes, Colin Farrell e Brendan Gleeson.
BIRRIFICIO EL ISSOR
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