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Scenari

Giornata contro lo spreco alimentare, Italia tra i peggiori: “Troppo cibo finisce in pattumiera”

04 Febbraio 2025
Giornata contro lo spreco alimentare Giornata contro lo spreco alimentare

Domani si celebra la dodicesima edizione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare che rappresenta un momento cruciale per istituzioni, aziende e cittadini per riflettere sui progressi compiuti nella lotta allo spreco alimentare e sulle sfide ancora da affrontare. Ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera – dalla produzione alla distribuzione, dalla ristorazione alle abitudini quotidiane di consumo – è un obiettivo chiave dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La giornata è anche un’occasione per fare il punto sui nuovi dati di un fenomeno diffuso e trasversale che vede gli italiani buttare in pattumiera 683,3 grammi di cibo per persona alla settimana, valore in crescita del 46% rispetto all’anno precedente (Fonte: Waste Watcher 2024). Dato che posiziona il Bel Paese tra i paesi meno virtuosi in Europa e che vede i connazionali più inclini a sprecare frutta, verdura e pane fresco, al Sud più che al Nord, nei comuni più piccoli rispetto alle grandi città e in famiglie senza figli. Il report evidenzia però come siano tuttavia le abitudini dei consumatori a contribuire, più di altro, allo spreco di cibo: il 37% lo dimentica in dispensa o in frigo, solo il 23% programma i pasti settimanali e il 75% non è in grado o non è disposto a rielaborare in modo creativo gli avanzi.

PlanEat, la startup nata per combattere lo spreco alimentare ha ideato un sistema di contatori per misurare il proprio contributo verso il pianeta. I contatori, elaborati e certificati dal Dipartimento Economics and Management dell’Università di Pavia, sono aggiornati quotidianamente e automaticamente, grazie ad un algoritmo reimpostato, in base alle spese effettuate sul profilo personale dell’utente. A livello aggregato, secondo l’ultima rilevazione fatta che somma tutte le spese effettuate sulla piattaforma dalla nascita a oggi, da privati e aziende, sono state 83 le tonnellate di cibo complessivamente “salvate” dalla pattumiera, il che equivale, in termini di risparmio di Co2, a 211 tonnellate di Co2, in termini di acqua a 48 milioni di litri di acqua non utilizzati e in termini di terreno a 915 mila mq di terreno risparmiati per produrlo.

Dice Nicola Lamberti, fondatore di PlanEat: “La Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare ci ricorda quanto sia urgente cambiare il nostro modo di consumare. Ogni grammo di cibo salvato significa meno risorse sprecate e meno impatto ambientale. Il nostro modello si basa proprio su questo principio: grazie alla programmazione e all’uso intelligente delle materie prime, eliminiamo gli sprechi alla radice, garantendo qualità e sostenibilità. Ad oggi, con PlanEat abbiamo evitato che oltre 83 tonnellate di cibo finissero nella pattumiera, risparmiando 211 mila kg di CO2 e 48 milioni di litri d’acqua. Numeri che dimostrano come scelte consapevoli possano fare la differenza, ogni giorno”.

Ogni secondo 12 mila pasti in pattumiera

Ogni secondo che passa nel mondo l’equivalente di quasi 12mila pasti finisce nella spazzatura, con un impatto pesante dal punto di vista economico e della sostenibilità ambientale, oltre che da quello etico, considerato l’aumento delle persone affamate. Secondo le stime della Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe, infatti, sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone. A denunciarlo è la Coldiretti, sulla base di un’analisi su dati Unep diffusa in occasione della Giornata contro lo spreco, che ricorre il 5 febbraio. Secondo elaborazioni del Centro Studi Divulga, vengono sprecati o persi oltre 1,7 miliardi di tonnellate di cibo all’anno per un valore economico che sfiora i 4.500 miliardi di dollari a livello mondiale. Si tratta di circa un terzo dei 6 miliardi di tonnellate di cibo disponibile.

La maggior parte degli sprechi avvengono tra le mura domestiche e nella fase a valle della filiera (1,05 miliardi di tonnellate) rispetto alla produzione primaria e l’industria (666 milioni di tonnellate di cibo). Nell’ultimo anno, si registra peraltro  una crescita dell’8% del costo economico dovuto agli sprechi, a fronte di un incremento del 6,6% dei volumi complessivi. L’agricoltura e l’industria alimentare hanno visto una riduzione delle perdite (-2,2%), mentre si rileva una crescita negli sprechi domestici e nelle fasi a valle delle filiere (distribuzione e somministrazione) con un +13%. Se non assisteremo ad un reale cambio di passo, secondo il Centro Studi Divulga entro il 2033 i dati potrebbero peggiorare con una perdita aggiuntiva di cibo quantificabile in 230 milioni di tonnellate in più di cibo sprecato rispetto al periodo attuale.

Ma a pesare sugli sprechi sono anche l’attuale modello della distribuzione delle risorse alimentari e gli squilibri causati dal declino dei sistemi alimentari locali basati sull’agricoltura familiare, che necessitano di essere sostenuti e rilanciati. In molti Paesi, tali sistemi non riescono più a produrre e distribuire cibo sufficiente per nutrire una popolazione globale in crescita, soddisfare le esigenze nutrizionali, garantire un accesso equo e operare in modo sostenibile.

Per combattere la fame e l’insicurezza alimentare, è nata la World Farmers Markets Coalition, una rete di mercati contadini promossa da Campagna Amica e Coldiretti. Questa coalizione, creata tre anni fa con il coinvolgimento di sette associazioni su vari continenti, oggi include oltre settanta organizzazioni rappresentative di 60 Paesi, 20.000 mercati, 200.000 famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori. L’obiettivo è continuare a far crescere un network che promuova uno sviluppo economico, ambientale e sociale sostenibile attraverso la filiera corta, il supporto all’agricoltura familiare, la promozione del cibo locale e l’emancipazione degli agricoltori, con particolare attenzione a donne e giovani.