“Il fine dining non è morto, anzi: al Signum è un fiore all’occhiello. E sui troppi clienti stranieri vi dico che è un dato storico. Non c’è un calo”. Con queste convinzioni, Luca Caruso, proprietario del Signum di Salina, racconta una stagione che ha confermato il resort delle Isole Eolie come punto di riferimento per il turismo di qualità.
Ha chiuso lo scorso 4 novembre ed è pronto a riaprire le sue porte nei primi giorni di aprile. “È importante avere un mix di nazionalità, non ci si può affidare a un solo mercato”, racconta Caruso a Cronache di Gusto commentando i dati diffusi dall’azienda. Al Signum, circa il 70% degli ospiti proviene dall’estero, con americani, francesi, inglesi e australiani in testa. Il restante 30% è italiano. “Per allungare la stagione è fondamentale puntare su una clientela internazionale, soprattutto ad aprile e maggio, quando il mercato italiano è meno fluido. Ma rimaniamo molto legati ai nostri ospiti nazionali, con cui creiamo rapporti personali che durano nel tempo”. Questo mix è il risultato di una strategia che mira a destagionalizzare e fidelizzare, valorizzando le Eolie come meta di eccellenza. Per Caruso non si tratta di un problema di mancanza di turismo altospendente nazionale, ma è un dato storico per la struttura.
Così, se da un lato oltreoceano conoscono bene il Signum, manca ancora la fetta di mercato di Asia e Medio Oriente: “Si tratta di un processo, di una evoluzione del turismo. Prima vengono fuori le città d’arte, poi luoghi di nicchia come le Eolie”. Per attirare il turismo nazionale bisogna lavorare, secondo Caruso, sui canali di promozione, sulle agenzie, sulla stampa, sulle fiere e nei social. “Serve creare pacchetti ad hoc per i clienti più vicini che possono raggiungerci anche fuori stagione”. E tra i punti forti da raccontare non può mancare la parte ristorativa, guidata dalla chef stellata Martina Caruso.
Nonostante le difficoltà del settore, Caruso difende il valore del fine dining: “Il fine dining non è morto. Nel nostro contesto funziona perché gli ospiti vengono per vivere un’esperienza completa. La cucina esperenziale diventa parte integrante di una vacanza unica.”
Al Signum, la proposta culinaria si sdoppia: da un lato il bistrot, più informale e immediato, dall’altro il ristorante fine dining, dove ogni dettaglio è curato al massimo. Gli investimenti degli ultimi anni hanno permesso di creare spazi distinti per le due anime della cucina.
Tra le innovazioni più apprezzate della stagione c’è il progetto del pesce frollato, nato dall’intuizione della chef. “Questa è una parte del racconto del Signum 2024. Il progetto valorizza il pesce locale con tecniche che uniscono tradizione e innovazione, sempre con un’attenzione particolare alla salute e alla qualità”, ci dice Caruso raccontandoci come la sorella abbia collaborato in questo progetto con il marito Simone, veterinario e appassionato di pesca.
Con la riapertura prevista ad aprile, il Signum guarda avanti puntando a estendere la stagione fino a metà novembre. Destagionalizzazione, internazionalizzazione e investimenti in infrastrutture saranno le chiavi per continuare a crescere. “Crediamo tantissimo nei nostri ospiti, italiani e internazionali. La relazione personale è il nostro messaggio fuori stagione, un rapporto che va oltre il soggiorno”.