Una prima posizione quasi inaspettata, quella della classifica stilata da Taste Atlas (qui tutte le posizioni) sui migliori piatti di pasta italiani. In vetta alla lista, infatti, compare la siciliana Pasta ‘ncasciata. “Per prepararla – si legge nella descrizione – bisogna utilizzare pasta come penne o rigatoni e mescolata con una ricca salsa di pomodoro (a Palermo) o un ragu di manzo (a Messina), cubetti di melanzane fritte, pezzetti di formaggio come caciocavallo o mozzarella e besciamella”. Viene poi consigliato l’abbinamento con un bicchiere di vino rosso come il Nero d’Avola o il Frappato.
Al secondo posto un piatto di pasta veneto, i Bigoli con l’anatra. Simili a grossi spaghetti, sono preparati con farina di grano tenero e uova, mentre il condimento si basa su un ragù d’anatra. Un piatto tipico della cucina contadina.
Terzo posto per la Carbonara: guanciale, pecorino romano, uova e pepe nero. L’equilibrio perfetto tra la cremosità dell’uovo e il sapore deciso del guanciale rende la Carbonara una delle ricette italiane più amate al mondo.
E poi ancora al quarto e quinto posto due eccellenze dell’Emilia Romagna: tagliatelle al ragù e lasagne alla Bolognese. Quinto posto per l’Amatriciana che deve il suo nome ad Amatrice, cittadina situata tra i monti Sabini, a nord-est di Roma.
Al settimo posto le Linguine allo scoglio sono un piatto imperdibile. Una ricetta unisce il sapore della pasta con i frutti di mare freschi: cozze, vongole, gamberi e calamari si amalgamano in un sugo leggero ma aromatico, spesso profumato con aglio, prezzemolo e un tocco di vino bianco. L’ottavo posto è degli Agnolotti piemontesi, con la loro sfoglia sottile che racchiude un ripieno saporito di carne, verdure o formaggi. Possono essere serviti con burro e salvia o in un brodo caldo.
Nono posto per la pasta alla gricia, conosciuta come “amatriciana bianca”. Si dice che sia nata a Grisciano, un piccolo borgo non lontano da Amatrice, luogo di nascita degli spaghetti all’amatriciana. Questi due paesi di montagna, incastonati nelle cime appenniniche tra le regioni confinanti del Lazio e dell’Abruzzo, sono stati a lungo conosciuti come la patria dei pastori seminomadi, ai quali è stata spesso attribuita l’invenzione di questa semplice salsa. Mentre accudivano le mandrie durante i lunghi mesi di transumanza, i pastori usavano il guanciale e il pecorino piccante, mescolati alla pasta, per preparare piatti veloci e umili come il cacio e unto, come veniva chiamata la salsa gricia. Ancora oggi, la lista degli ingredienti non va oltre il guanciale, il pecorino e il pepe nero – più che sufficienti per ottenere il sapore divino della pasta alla gricia, che viene tipicamente servita con bucatini, spaghetti o rigatoni.
Al decimo posto, invece, ci sono le pappardelle sono una rinomata specialità di pasta toscana che, accostata al ragù di cinghiale, offre una delle esperienze culinarie più autentiche e gustose della regione.