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Scenari

L’Italia è il principale importatore di olio di oliva tunisino: “Rischio per i produttori italiani”

24 Gennaio 2025
Olio appena franto Olio appena franto

È l’Italia il principale Paese importatore di olio di oliva tunisino, con il 32,4% delle esportazioni a dicembre 2024. Lo dicono i dati dell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura tunisino (Onagri), raccolti in coincidenza dei primi due mesi della campagna olearia 2024/2025.

Le esportazioni di olio d’oliva tunisino per la stagione in corso hanno raggiunto 42mila tonnellate, per un fatturato di 207 milioni di euro. Si segnala un aumento in volume rispetto allo stesso periodo della campagna precedente ma un calo in valore del 30,6%, mentre il prezzo medio si è attestato a 4,93 euro al chilo, in calo del 35,4% rispetto alla campagna 2023-2024.

“L’invasione di olio tunisino a prezzi stracciati – dice Coldiretti insieme a Unaprol – alimenta il rischio di speculazioni ai danni dei produttori nazionali, rendendo necessario anche alzare la guardia contro il pericolo frodi. L’olio tunisino viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione”.

Si tratta, però, di un problema anche normativo: in Tunisia, infatti, non valgono le regole europee su pesticidi e lavoro previste nell’Unione Europea. “Per tutelare gli olivicoltori italiani – dice il presidente di Unaprol, David Granieri – occorre rivedere il periodo di applicazione dell’accordo tra Ue e Tunisia, restringendolo al periodo 1° aprile – 30 settembre, ed evitando così che l’olio magrebino arrivi proprio in concomitanza di quello “nuovo” nazionale”.