Sono storie complesse e straordinarie quelle che stanno dietro i vini leggendari, cosiddetti “fortificati” gioielli dell’enologia europea – il Marsala, lo Sherry, il Madeira, il Porto, il Samos – storie di popoli e di territori, di agricoltura eroica e di impegno, memoria e opportunità futura. E da Marsala è stata avviata un’operazione sinergica di rilancio di questi prodotti che hanno fatto la storia enologica mondiale. Il progetto è contenuto in un protocollo d’intesa siglato ieri tra le antiche botti delle Cantine Pellegrino, in un ex magazzino vinicolo restituito alla fruizione comune con grazia e contemporaneità. Ad apporvi la firma sono stati i rappresentanti dei consorzi della cosiddetta “sun belt zone”, territori agricoli europei che fanno parte della “cintura del sole”, lì dove, intorno al 38° parallelo, la felice irradiazione consente la produzione di uve e di vini d’alto grado.
Il progetto, condiviso da Sicilia, Grecia, Portogallo e Spagna, ha l’obiettivo di dare ai vini “fortificati” un ruolo maggiormente posizionato nel panorama enologico mondiale, nel campo della conoscenza e ancora di più in quello della commercializzazione. Un percorso innovativo e soprattutto di rete volto ad incrementare consumi virtuosi e consapevoli, anche e soprattutto nelle fasce giovani della popolazione. Il Marsala, lo Sherry, il Madeira, il Porto, il Samos, classificati come vini liquorosi, sono legati inscindibilmente da tecniche di produzione simili ma peculiari e già da soli evocano il fascino delle antiche tradizioni, luoghi, lavoro e impegno di importanti aziende vitivinicole.
Alla firma dell’accordo erano presenti Benedetto Renda, presidente del Consorzio Vini Marsala doc, Diego Maggio, presidente Paladini dei Vini di Sicilia, Carmen Aumesquet, direttore della promozione del consorzio dei vini di Jerez de la Frontera, Ioannis Skoutas, presidente consorzio dei vini di Samos, Costantin Stergides, direttore del consorzio dei vini di Samos, Baudouin Havaux, presidente del Concours Mondial de Bruxelles e Karin Meriot, responsabile Italia del Concours Mondial de Bruxelles. Per la Regione siciliana che supporta il progetto era presente Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento Agricoltura e in rappresentanza del parlamento siciliano il deputato Stefano Pellegrino. Nella tre giorni di permanenza in Sicilia, i rappresentanti delle diverse realtà hanno lavorato per mettere in campo strategie comuni volte a rilanciare ulteriormente i vini fortificati che già hanno uno spazio ben definito nel mercato mondiale. Le nuove frontiere però riguardano l’appeal che questi vini possano avere sui giovani, sui loro stili di vita, senza tralasciare il consumo attento e consapevole.
La firma del documento congiunto – dopo gli interventi e una relazione puntuale sulla storia del Marsala di Rosario Lentini, ricercatore di storia dell’economia – ha una forte valenza perché sancisce e avvia la costituzione di una rete internazionale che mira al riconoscimento dei vini della “sun bel zone” come patrimonio immateriale dell’Unesco. E tale obiettivo ben si sposa con il riconoscimento della Sicilia come capitale europea dell’enologia 2025 e con l’avvio positivo delle procedure per ottenere dall’International Institute of Gastronomy, Culture, Arts and Tourism (Igcat), riconoscimento internazionale di Regione europea dell’enogastronomia, la prima in Italia. “È l’inizio di un percorso iniziato nei secoli passati – dice Benedetto Renda, presidente del Consorzio della Doc Marsala – Mondi che hanno secoli alle spalle e messi attorno ad un tavolo possono comunicare tradizioni e cultura del vino. Sono prodotti che hanno una loro versatilità che nel passato non è stata portata alla luce e ora tocca a noi comunicarla affrontando nuovi mercati e nuovi consumatori come i giovani”.
Puntare sui giovani diventa una necessità e una strada da percorrere in tante direzioni per difendere un patrimonio comune. Carmen Aumesquet, direttore della Promozione del consorzio dei vini di Jerez de la Frontera vede uno stretto legame con l’identità dei territori che producono vini fortificati. “Un percorso importantissimo per un prodotto di tradizione che punta al riconoscimento Unesco, cruciale per noi”. La Regione siciliana condivide l’obiettivo e se ne fa portavoce il dirigente regionale Dario Cartabellotta. “Vogliamo supportare la nascita di questa rete internazionale che nasce qui a Marsala per puntare anche sullo sviluppo turistico, sullo sviluppo delle produzioni e sul fatto culturale con il riconoscimento Unesco”.
Per Diego Maggio, presidente dei Paladini dei vini di Sicilia questa è una storia facile da raccontare, una idea che parte da lontano alla quale lavorano da tempo che ha visto adesso la prima concretizzazione. “Queste generazioni di vini vivono da tre secoli, la produzione è documentata a partire del Settecento, esistono, e resistono e consistono in produttori che eroicamente l’hanno mantenuta. Oggi sono realtà diffuse in tutto il mondo con una credibilità commerciale”. Ma serve una tutela più stringente. “Tutto questo va protetto – dice ancora – crediamo che un’alta protezione possa costituire ulteriore incentivo economico per i territori; la messa in connessione di queste realtà è il primo passo per la formazione di un dossier da portare a Parigi e godere del patrimonio Unesco”.