Colpo di scena sull’Etna. Kevin Harvey, miliardario californiano che qualche anno fa si era invaghito di questa parte di Sicilia e dei suoi vini ha deciso di vendere tutto. Stop ai vini a marchio Æris prodotti sull’Etna con cui questo tycoon americano – che ha finanziato start up del calibro di eBay, Instagram e Uber – aveva deciso di produrre sul vulcano. Ceduti sia i vigneti di Milo a Caselle, zona di alto pregio per produrre i bianchi e sia i vigneti di Montelaguardia, nel territorio di Randazzo, altra area altamente vocata per grandi rossi. Il prezzo di vendita di quasi sei ettari è significativo. E smentisce l’idea che sull’Etna il valore fondiario stia subendo una battuta d’arresto o stia addirittura arretrando. I 5,7 ettari vitati sono stati venduti un milione e 250 mila euro, che, calcolatrice alla mano, fa circa 220 mila euro ad ettaro, compreso qualche immobile che conta poco.
Cronache di Gusto è in grado di raccontare i dettagli della cessione. Il vigneto di Milo, circa 2,4 ettari, tutto coltivato ad alberello meccanizzato di Carricante è stato venduto a Mario Paoluzi, il patron de I Custodi delle Vigne dell’Etna che così rafforza il suo potenziale produttivo già sufficientemente adeguato per essere uno dei vignaioli protagonisti del vulcano. L’altro vigneto, quello di Montelaguardia, 3,3 ettari di cui mezzo ettaro con viti centenarie, tutto Nerello Mascalese, anch’esso ad alberello (il terreno comprende anche una torre di origine spagnola e un piccolo immobile) è stato invece acquistato da Tenuta dei Ciclopi. Quest’ultima azienda è il progetto che vede insieme Giordano Lorefice, Riccardo Messina e Giacomo Palazzolo, tre amici uniti dalla passione per il vino già proprietari di tre ettari sparsi tra i versanti nord ed est del Vulcano e produttori di tre etichette e di altre referenze in arrivo.
Il filo conduttore di questa compravendita è Salvo Foti, patron de I Vigneri che per gli addetti ai lavori non ha certo bisogno di presentazioni. E che segue da vicino il progetto di Tenuta dei Ciclopi. Qui> raccontavamo nell’agosto del 2016 lo sbarco di Harvey, folgorato dall’Etna e dai suoi vini. Una cronaca successiva di Wine Spectator a firma di Robert Camuto descrive l’infatuazione di Harvey per un Pietramarina 2001 di Benanti negli anni in cui Foti era l’enologo. “Un bianco – racconterà a Camuto – sorprendente per piacevolezza e complessità”. Da lì l’idea di contattare Foti e l’avvio dell’impresa sull’Etna. Il vino a marchio Æris non è mai stato commercializzato in Italia. Harvey lo ha sempre venduto negli Usa, spesso direttamente on line assieme alle etichette prodotte nelle varie tenute sparse per la California, tutti a marchio Rhys. Ricordiamo un buonissimo Pinot Nero in una degustazione. In questi anni più volte Harvey è venuto sull’Etna con il suo aereo privato direttamente dalla California insieme al suo enologo e al suo team. Non sfugga che colpito dai vigneti e dalle uve dell’Etna Harvey ha chiesto a Foti di impiantare anche in California vigneti con Carricante, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio sempre con le modalità rigorose codificate dal gruppo de I Vigneri. Un grande investimento che ha cominciato a dare i suoi frutti come racconta lo stesso Harvey sempre a Camuto. Due anni fa già produceva sia il Carricante e sia il Nerello Mascalese ma solo con l’annata 2021 si annunciava l’uscita di un grande vino con le stesse uve tipiche dell’Etna. Non si conoscono le motivazioni che hanno spinto Harvey a vendere tutto. È probabile una riorganizzazione di tutto l’asset del vino che fa capo a questo miliardario. Forse l’idea di poter replicare in California con successo quello che produceva a 10 mila chilometri di distanza lo ha convinto a vendere tutto. Chissà.