La data è fissata: 20 dicembre 2024 al Dipartimento regionale siciliano dell’Agricoltura. Quel giorno verrà convocato il Comitato promotore della Dop Pasta Siciliana.
Chiunque abbia interesse a partecipare, dai pastifici ai mulini ai produttori e coltivatori, potrà far parte del gruppo per poter inviare la richiesta formale per la denominazione di origine protetta al Ministero all’Agricoltura.
D’altronde, la coltivazione del grano duro in Sicilia ha origini molto antiche che vengono fatte risalire alla colonizzazione greca, quando dal vicino Oriente venne introdotto il primo frumento duro. Da secoli la coltivazione di grano duro, per via del clima favorevole e della fertilità del suolo, è una delle attività più importanti del territorio. Si tratta di un tesoro da preservare per le generazioni future e da valorizzare. È quindi ovvio pensare che il riconoscimento di origine protetta diventi dopo così tanti anni necessario per chi giorno dopo giorno dedica il suo lavoro alla realizzazione di prodotti in cui emerge in tutto e per tutto il made in Sicily.
Basta fare un salto nella storia per scoprire che la pasta secca, così come la conosciamo oggi e così come è commercializzata in tutto il mondo, è stata inventata per la prima volta in Sicilia. Lo affermano i ricercatori più competenti in materia e lo dimostra la letteratura storica, che fa risalire al 1100 il primo stabilimento produttivo, ubicato a Trabia nei pressi di Palermo, che produceva quantità di prodotto (verosimilmente spaghetti) che veniva esportato in tutto il bacino del Mediterraneo.
Tornando ai tempi moderni, il settimo censimento dell’agricoltura dell’Istat rivela come la Sicilia con circa 140.000 aziende sia la seconda regione (la prima è la Puglia con circa 190.000 aziende) in termini di numero di aziende agricole. In particolare, il 26% dell’ammontare complessivo delle aziende agricole siciliane coltivano cereali, 37.023 aziende cerealicole su un totale di 142.416 aziende agricole. Dal 2019 al 2023 il frumento duro ha interessato nell’Isola una superficie di circa 267 mila ettari, realizzando una produzione di 732.695 tonnellate di granella, pari al 18,7% dell’intera produzione nazionale.
Intanto, per poter inoltrare la richiesta al Ministero competente, il Consorzio di Ricerca “Gian Pietro Ballatore” della Regione siciliana ha già realizzato un disciplinare di produzione che specifica tutte le caratteristiche che deve avere la pasta di grano duro siciliana. Si va da quelle fisiche a quelle chimiche, fino alla descrizione dell’aspetto del prodotto una volta cotto. Dovrà avere una consistenza compatta ed elastica con una cottura mediamente rapida dai 7 minuti fino a tempi superiori in base ai formati. E poi le caratteristiche organolettiche: il sapore dovrà essere sapido con gusto definito di grano duro, dovrà avere un odore di frumento appena molito, mentre nei formati prodotti con semolato o semola integrale l’odore di frumento dovrà essere spiccato. La zona di produzione e confezionamento della Denominazione di Origine Protetta Dop “Pasta Siciliana”, comprende tutto il territorio della Regione Siciliana, isole comprese. La maturazione della granella direttamente in campo, prima della raccolta, avviene sfruttando le particolari condizioni meteoclimatiche del clima siciliano di raccolta, con temperature estive elevate capaci di seccare il chicco di grano nel periodo di tempo che va da maggio a luglio.
Se si pensa che la popolazione residente siciliana risulta essere quella che maggiormente consuma pasta al mondo (pari a circa 40 chili di pasta pro capite/ anno; fonte Regione Siciliana), la richiesta sembra essere più che consona. La palla passa quindi al comitato promotore: dopo la costituzione verrà fatta richiesta al Ministero che inoltrerà di conseguenza la richiesta all’Unione Europea. E avverrà così la costituzione del Consorzio della Pasta di grano duro made in Sicily.