Una storia di amicizia. Una storia di amore viscerale per la propria terra, la Sicilia. E la voglia di fare qualcosa in uno dei territori enologicamente più importanti dell’Isola, a Menfi. Nasce così la storia di Vigne di Verre, un progetto di Domenico Agnello, imprenditore ed ex ricercatore universitario e Vincenzo Tanania, ingegnere aerospaziale. Il legame d’amicizia da un lato, la passione per il mondo del vino dall’altro.
“La Sicilia e la sicilianità sono gli elementi fondamentali del nostro lavoro”, ci racconta Tanania in una chiacchierata telefonica direttamente da Milano. Poche settimane fa a Taormina Gourmet on Tour a Palermo la presentazione ufficiale delle etichette, per la prima volta davanti a un pubblico così vasto.
E questo viaggio non poteva che partire dalla Sicilia e dai siciliani che, per i fondatori, si dividono in due categorie: di scoglio e di mare aperto. C’è chi non scappa, chi è totalmente ancorato all’isola e chi invece vuole scoprire il mondo per poi tornare necessariamente e sempre al punto di partenza, contro lo scoglio.
Un’azienda che, già dal nome, vuole sottolineare le contraddizioni tipiche dei siciliani, partendo da un’impronta classicista. Verre è infatti noto per un governo determinato e contraddistinto dalle tante malefatte. In contrapposizione c’era Cicerone che, raccogliendo la richiesta di giustizia di una parte della Sicilia, lo contrastò con parole forti e lo portò all’esilio.
“Sia io che Domenico – ci dice ancora Tanania – abbiamo girato tanto anche fuori dall’Italia, ma il richiamo della terra era continuo. E così tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento abbiamo creato la nostra casa del cuore”.
Insieme a loro, Marco Raia e l’enologo Claudio Felisso completano il team che quotidianamente fa crescere l’idea nata nell’estate 2020 quasi per caso. “Da oltre 20 anni Domenico frequenta Menfi e grazie a lui mi sono innamorato del territorio e delle vigne che danno sul mare. Non poteva che nascere qui il nostro sogno”.
Quattro i vitigni chiave per la Sicilia, tre le referenze, con una ulteriore in arrivo: Catarratto, Grillo, Nero d’Avola e Frappato con una produzione che nel 2024 è stata di oltre 9mila bottiglie e che con la prossima vendemmia supererà le 16mila bottiglie.
Da un lato i vini bianchi, rappresentati da Cicerone che affronta la sua requisitoria per il cambiamento. Dall’altro i rossi, rappresentati da Verre come individuo votato alla conservazione del potere. Le grafiche scelte per l’imbottigliamento sono state curate nei minimi dettagli, per dare al consumatore finale un assaggio di vino ma anche un assaggio di storia.
C’è il Nero d’Avola “Intìso” che in dialetto siciliano significa “ascoltato”. C’è il Frappato “Marranzano” che simboleggia lo scacciapensieri, un suono che determinava una condizione ascetico e senza tempo. C’è il Catarratto “Virrina”. Le “Verrine” di Cicerone contro le ingiustizie di Verre furono definite una virrina, il punteruolo a elica utilizzato per forare il terreno in cui piantare le barbatelle. E ci sarà il Grillo “Vucìo”, parlare ad alta voce, gridare; si vucìa quando si è allegri, oppure quando non si è d’accordo con qualcuno.
“Sognavamo, immaginavamo i nostri vini e i vigneti. Ora i dieci ettari di terra sono realtà e la prossima primavera inaugureremo anche La Locanda di Verre”. L’azienda non si ferma e lancia la parte connessa all’enoturismo e all’ospitalità, un luogo aperto in cui sarà possibile soggiornare proprio all’interno dei vigneti con esperienze di degustazione direttamente dal luogo di produzione.